di Giovanna Zoboli e Lisa D'Andrea, 2015
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Era un gatto molto scrupoloso: aveva programmato che per il suo diciottesimo compleanno avrebbe immaginato 1 milione di topi. Questo lo pensava nei giorni in cui era ottimista.
A volte invece: se non li penso io, si diceva, chi lo farà? Questo capitava quando si sedeva composto a tavola. In compagnia del suo senso del dovere."
Questo bel gatto tigrato ai topi ci pensa tutto il giorno e tutti i giorni.
A volte ne pensa uno solo in ogni suo dettaglio. Altre volte li vede offuscati come dietro a un suffumigio. A volte li vede che ballano, oppure in coda per comprarsi gli stivali antipioggia, o in un autobus a tre piani. Fatto sta che quando gli amici lo invitano a pescare o a caccia di lumache lui declina sempre l'invito: ho da fare oggi. Devo pensare ai topi.
E nonostante fino a quel momento ne avesse pensati almeno 348 tipi diversi, stando alle stime, gliene mancava uno. Uno che non gli veniva in mente e rimaneva misterioso, nell'ombra della sua mente. Avrebbe tanto voluto vederne almeno un particolare, ma quello continuava a negarsi, finché un giorno il gatto sente suonare alla porta. Troppo concentrato sul pensiero del topo sfuggente decide di non aprire, dichiarandolo a gran voce: Non ci sono per nessuno! Non apro, chiunque tu sia! Il silenzio troppo silenzioso che c'è al di là della porta però è troppo anche per un gatto fermo nelle sue decisioni: apre. Sei tu.
Sei tu. Ecco una storia che decolla con sole due parole, 5 lettere e un punto. La Giovanna Zoboli nostra preferita, per intenderci quella di Nove storie sull'amore, del Viaggio di Miss Timothy, de L'uomo dei palloncini è di nuovo qui a far filosofia. E noi gli andiamo dietro, peraltro in ottima compagnia di moltissimi topi (loro ce l'hanno nel sangue di andare dietro a qualcuno...) e di un bellissimo gatto.
Si parte da una situazione convenzionale, ovvero un gatto che pensa sempre ai topi. Tuttavia, già alla pagina successiva, siamo precipitati in un vortice vertiginoso, come lo sono di solito le liste, di miriadi di topini che fanno varissime cose (e intanto Lisa D'andrea non si spaventa e li disegna tutti, uno per uno come se ogni volta fosse l'unico). Questo avvincente catalogo topesco, scopro, ha il merito e anche un po' la funzione di far uscire allo scoperto dalla matita piena di talento di Lisa D'Andrea i suoi migliori animali. Ottima idea, Lisa D'Andrea se lo merita.
Come al solito, però, c'è anche molto altro dietro. Prima di tutto c'è un elemento che ci mette sull'avviso che queste due, la Zoboli e la D'Andrea si intendono un bel po'. Basta guardare come testo e immagine siano voci in sincrono perfetto e, all'interno di quel mare di bianco, siano in un perenne dialogo, fitto fitto.
E proprio questo bel bianco metafisico e straniante a mio avviso ha la stessa funzione del silenzio. Altro grande protagonista del libro. Di quel silenzio di cui a un certo punto si parla: di quel silenzio perfetto, di quel silenzio così, di quel silenzio che fa chi non esiste. Di quel silenzio che ti svuota la testa e ti chiama a sé, ti cattura 'per assenza', ti risucchia i pensieri. Di quel silenzio che ti fa aprire la porta.
Il ritmo incalzante e ridondante si placa, si ferma, tace. E la storia spicca il volo. E quella che era una magnifica assenza diventa una magnifica presenza. E non so se questa mia sia una lettura visionaria, ma di fronte alla presenza tanto attesa, scompaiono le parole, le parole del racconto. Un po' come a dire che le parole fino a quel momento riempivano un vuoto dell'anima e che ora, colmato, non c'è più bisogno di dire nulla.
Resta un ultimo grande pregio da menzionare. Lo spazio aperto che la storia lascia al lettore in cerca di una identità per quel tu che arriva. D'accordo, lo so che non è altri che il topo che non c'era, ma come già capitò all'orso di Lavie, quando da un'assenza si passa a una presenza, quando ci si trova o ri-trova nulla può essere più come prima.
Nascosto in quel 'sei tu' c'è la consapevolezza e la serenità di un traguardo, di una scelta, di un trovarsi, di una completezza. Un amore, un figlio, un compagno di giochi? Di sicuro, uno che prima non c'era.
Da Il libro che non c'era, di Carla Ghisalberti, in Lettura candita, 16.10.2016.