di Anna Castagnoli e Carll Cneut, 2015
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La figlia dell’Imperatore si chiamava Valentina ed era insopportabile.
Aveva trecentonovanta paia di scarpe, ottocentododici cappelli, cinquanta cinture di coda di serpe.
Però più di tutto le piacevano gli uccelli.
Il sogno, il capriccio, la meraviglia, la crudeltà: come nelle fiabe classiche, brame terrene e avvenimenti miracolosi si intrecciano in questo sontuoso racconto scritto da Anna Castagnoli e illustrato da Carll Cneut.
La storia è quella della principessa Valentina, collezionista ossessiva di accessori e di animali, talmente bizzosa da condannare a morte i servi incapaci di esaudire le sue astruse richieste.
Voglio l’uccello dalle ali di vetro!
Voglio l’uccello dal becco di corallo!
Voglio l’uccello che sputa acqua!
Se ogni desiderio di una principessa, anche quello più insensato, è un ordine, un regno rischia di ritrovarsi molto presto nei guai. Colorata del sangue dei malcapitati decapitati, la reggia di Valentina va in rovina e la principessa stessa è costretta a vendere tutti i suoi averi per inseguire un’ultima, esaltante, ambizione: quella di possedere “l’uccello che parla”, esemplare di volatile comparsole in sogno, l’unico degno di occupare la voliera d’oro.
A questo punto mi fermo con il racconto della storia. Come in ogni fiaba che si rispetti, chi si fa dominare da un vizio andrà incontro al destino che si merita, secondo l’antica regola narrativa del contrappasso. Ma il finale di La voliera d’oro è assai sottile e va gustato al momento giusto.
Questo di Anna Castagnoli e Carll Cneut è libro sorprendente sotto molti punto di vista, uno di quelli che quando li sfogli hai l’impressione che siano così essenziali e necessari da essere sempre esistiti nella loro forma definitiva. Ogni dettaglio è curato nei minimi particolari, dalla veste grafica, all’impaginazione del testo, passando per il lettering e i risguardi, per non parlare delle illustrazioni. Del resto non sarebbe potuto essere altro che così, visti i professionisti coinvolti: un editore raffinato e attento (Topipittori), un maestro della tecnica pittorica (Cneut), un’autrice, illustratrice a sua volta, che è anche profonda intenditrice dei picture books e delle loro formule (Castagnoli).
Il risultato, che si apre dietro una stupenda copertina affollata e sovrabbondante di colore, è altrettanto magnifico: una voce suadente, ma capace di frasi taglienti come una lama, accompagna i lettori fra stanze in cui la frenesia degli uomini e delle loro passioni non si acquieta mai, in opposizione a giardini lussureggianti, popolati di schiere di uccelli maestosi e silenziosi come divinità.
Non fatevi l’idea che La voliera d’oro sia un albo arduo o distante dai piccoli lettori. L’ironia è ben dosata nel testo e nelle immagini, sotto forma rispettivamente di enfasi narrativa e di dettagli bizzarri (gli accessori indossati da Valentina, le fattezze grottesche dei personaggi umani), e stempera gli aspetti più cupi. Del resto i bambini apprezzano anche le storie a tinte forti, quando esse si svolgono alla distanza di sicurezza del sogno e della fiaba. Impossibile poi non scorgere nei capricci della Principessa di sangue Valentina un’eco parossistica dei desideri senza fine dei più piccoli.
Sarà l’incedere fiabesco che seduce, sarà la potenza delle figure che scintillano di colori primari, comunque sia La voliera d’oro è un albo prezioso e incantevole, da regalare per poi leggerlo ad alta voce, insieme ai bambini ma anche fra adulti.
Da La voliera d'oro o La vera storia della principessa del sangue, di Virginia Stefanini in Book Avenue, 15.12.2015.