di Giovanna Zoboli e Francesca Bazzurro, 2004
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Lillo è un cane bastardo. Non c’è antidoto alla sua discriminazione. La vita dei campi, senza padrone, pone fine all’isolamento e risolve una crisi d’identità, per un ritorno in città trionfale.
Mondocane imita la struttura di un album fotografico di famiglia. E invita il lettore a sfogliarlo e a leggerlo come se lo fosse: cioè a identificare la storia con un percorso di crescita. Da subito il lettore si trova a familiarizzare con un tipo di lettura complesso, cercando di dare un ordine a stimoli verbali e stimoli visivi. ... Nella città degli uomini, Mondocane è dove animali e esseri umani dimostrano a se stessi e agli altri con quanta cautela si debbano maneggiare termini come socialità, uguaglianza, diversità, stupidità, intelligenza. ... Cambiare ambiente, si traduce in un’esperienza ricca di novità, in cui Lillo cresce visibilmente. Diventa più sicuro, più coraggioso, più felice, più bello. E nel momento in cui si dimentica, avendo scoperto l’amore, dei suoi sciagurati padroni, questi, «d’improvviso, proprio come se n’erano andati» tornano a riprenderselo. Dunque, comprende Lillo, non è stato abbandonato: «alla fine si era semplicemente trattato di vacanze separate». La presa di coscienza segna la conquista dell’autonomia. L’immagine mostra che Lillo, nell’automobile che lo riporta in città, è rivolto a ciò che lascia: gli amici che ha scoperto simili a sé e attraverso i quali ha scoperto se stesso.
Da Crescere, nonostante tutto, di Giulia Mirandola, in Catalogone 2007.