Né per te né per me è una breve storia che Antonella Toffolo ha scritto e disegnato nel 2008, per il volume antologico a tema, Zero tolleranza, edito da BeccoGiallo e curato da Claudio Calia ed Emiliano Rabuiti. Su questa antologia, la quinta di un progetto editoriale nato nel 2004, in collaborazione con Sherwood Comix Festival di Radio Sherwood, trovate qui dettagliate informazioni. In questo caso, l'argomento, tratto dall’attualità sociopolitica,era quello della “tolleranza zero”. Spiegano i due curatori nell'intervista:
È una risposta al concetto e alla pratica della “tolleranza zero”, inaugurata dall’ex sindaco sceriffo di New York Rudolph Giuliani, e naturalmente subito sbarcata in Italia e adottata dai politici nostrani di entrambi gli schieramenti. Zero Tolleranza cerca di mettere “allo specchio” – a fumetti – questa malaugurata tendenza, dando voce a chi non condivide la pratica di zittire, mortificare e reprimere ogni pensiero e azione che non si identifica nelle politiche neoliberiste e conservatrici oggi dominanti.
Le storie sono firmateda una nutrita schiera di autori della scena indipendente italiana che, con forme, stili, poetiche e linguaggi differenti, esprimono la nostra intolleranza verso razzismo, rigurgiti neofascisti, proibizionismo,guerra globale e permanente, precariato lavorativo e sociale.
Gli autori sono più di 40 e rappresentano una selezione significativa digruppi e collettivi di autoproduzione tra i più interessanti a livellonazionale, con questo rivendicando rgogliosamente le radici del progettonell’autoproduzione.
Antonella fu tra questi 40 autori.
Antonella aveva un modo suo di interpretaree raccontare il presente. Lo faceva allontanandone la prospettiva, filtrandola attraverso la visione mitica del suo vissuto infantile e dei suoi luoghi di origine, gli appennini fra Emilia e Toscana, da cui venivano i suoi genitori, emigrati a Milano.
Anche questa storia è ambientata lì, e in essa ritroviamo, come in Gina cammina, la cantilenante parlata dialettale di Olina, i paesaggi e i personaggi balzati alla luce dal nero del foglio, quel suo punto di vista inconfondibile, un espressionismo sospeso fra dramma e fiaba, fra dolcezza, durezza, paura.
Ogni volta che ci capita di riguardare le cose di questa nostra grande e amatissima amica, ci stupiamo di come fosse brava. Sì, certo, l'avevamo capito fin da subito, quando cimostrò Gina cammina e da lì, infatti, decidemmo di fare dei libri insieme.
Però non del tutto, non abbastanza: era molto più brava di quanto ci rendessimo conto. Uno di quegli autori così alieni rispetto a tutto il resto, che solo col tempo ne capisci le misure. E lo diciamo non perché oggi la vogliamo ricordare, a tre anni dalla sua scomparsa, e in queste situazioni è d'obbligo dire frasi di circostanza. Ma perché è davvero quello che ci capita di pensare, ogni volta. E con grande stupore, osservando questa capacità di creare bellezza.
Questi tre ragazzi randagi che alla fine della storia, con tenerezza e sgomento, si scoprono “meno peggio di tanti altri”, sopraffatti dall'egoismo cieco di vecchi disposti a distruggere piuttosto che qualcuno abbia "il loro", fanno pensare, più di tante cronache in presa diretta, a questo paese che i giovani li ama poco. Pochissimo.
Ringraziamo Elena e Antonio Bertolami, Guido Ostanel di Becco Giallo Editore, Claudio Calia ed Emiliano Rabuiti per averci permesso di pubblicare queste immagini. E Lorenzo Sartori per avercele fornite.