Sabato, 7 ottobre, a Milano, al parco della Villa di Breme Forno, a Cinisello Balsamo, ha inaugurato la mostra Trovarsi mel mondo. Bambini alla scoperta di sé fra parole e immagini.
Il percorso espositivo propone ai visitatori la visione e la lettura su grandi pannelli espositivi di quattro albi illustrati da noi editi fra il 2012 e il 2017. I temi delle storie proposte sono la nascita della vita e del mondo, la relazione con il mistero del Creato, lo sviluppo dell’identità, la dimensione della bellezza.
Attraverso parole e immagini, adulti e bambini sono invitati a condividere la gioia e il divertimento della lettura, della visione e della riflessione. La mostra nasce anche con l'intento, da parte della biblioteca, di veicolare la conoscenza di un’editoria di qualità, che indirizzi ai bambini proposte alte di lettura, a partire da testi e dalle immagini realizzati da alcuni fra i migliori autori e illustratori del panorama internazionale. I libri esposti sono Prima di me di Luisa Mattia e Mook; Che bello! di Antonella Capetti e Melissa Castrillon; C’era una voce di Alessandra Berardi e Alessandro Gottardo; Vorrei avere di Giovanna Zoboli e Simona Mulazzani.
La mostra sarà aperta fino al 19 novembre. Sabato 18 novembre, nell'ambito del programma di Bookcity Milano, alle ore 18.00, sempre a Villa di Breme Forno, legato al tema della mostra, ci sarà l’incontro Fiducia nell'imponderabile. La dimensione interiore del bambino e i libri per l’infanzia, con la partecipazione di Silvia Vecchini, scrittrice, poetessa, fumettista; Martino Negri, docente di storia della letteratura per ragazzi al Dipartimento Scienze Umane per la Formazione Università degli Studi Milano-Bicocca; Giovanna Zoboli, scrittrice ed editrice. Nel corso dell’incontro, a partire dagli studi condotti da Silvia Vecchini su questo tema, si metterà in luce l’importanza della valorizzazione nelle pratiche educative della dimensione interiore infantile, soprattutto attraverso lo strumento del libro e della lettura.
Trovarsi mel mondo è stata organizzata e voluta da Luisanna Saccenti, responsabile del Polo Biblioteca Digitale della Biblioteca di Ateneo di cui Villa Forno è sede, e da Maurizio Di Girolamo, direttore della Biblioteca di Ateneo Università Bicocca, a cui va il nostro più sentito ringraziamento. Alcuni mesi fa Luisanna e Maurizio ci hanno proposto l'idea di esporre i nostri libri all'aperto, allestendoli su grandi supporti ottagonali, così da da poter essere letti da bambini e adulti, passeggiando per il giardino della villa sede della biblioteca.
Per la scelta dei libri, abbiamo optato per titoli dotati di caratteristiche adeguate all'esposizione all'aperto, albi con immagini immediate, forti, di impatto, che potessero suscitare la curiosità e l'attenzione dei visitatori, e nello stesso tempo titoli che riuscissero a trasmettere lo spirito e lo stile del nostro catalogo, il suo respiro e la sua identità. Scelta complicata fra 150 titoli. Una volta selezionati i libri, la palla è passata ad Anna Martinucci, responsabile della grafica delle nostre edizioni, che ha studiato la grafica del progetto e il modo di adattare il formato di pagina ai supporti disponibili. Il risultato lo vedete nelle immagini.
Poiché la mostra è stata pensata per rimanere aperta fino al periodo di Bookcity, abbiamo pensato a un incontro conclusivo di formazione per adulti che potesse legarsi alla mostra, partendo da un discorso comune ai quattro libri. In questo modo è nata l'idea dell'incontro citato qualche riga sopra Fiducia nell'imponderabile. La dimensione interiore del bambino e i libri per l’infanzia. L'dea ci è venuta grazie a un bellissimo studio di Silvia Vecchini realizzato per la sua tesi di laurea in Scienze Religiose, intitolato Una frescura al centro del petto. Le risorse offerte dall'albo illustrato nella crescita e nella ricerca spirituale dei bambini (e che nel 2018 sarà da noi pubblicato). Vi proponiamo uno stralcio dell'introduzione che mette a fuoco il punto di vista adottato da Silvia vecchini per affrontare la sua analisi, e che riteniamo esplicativo dei temi di cui tratteremo.
Dentro di me c’è una sorgente
la sento scorrere chiaramente
ma occorre liberare il suo cammino
da sassi, ostacoli, bastoni
lasciarla correre,
farsi mulinello, vortice, cascata.
La cura inizia dalla sorgente ritrovata
S. Vecchini in Scacciapensieri. Prima antologia di poetry therapy in Italia
«Nella mia esperienza di scrittura dedicata all’infanzia e all’adolescenza, mi capita molto spesso di avere occasioni di incontro, formazione, confronto con bambini e ragazzi in tutta Italia. Mi capita di leggere ad alta voce, rispondere a domande, riflettere insieme, fare laboratori e spesso di scrivere con loro. Una delle attività che propongo più volentieri e che più mi viene richiesta è proprio quella della scrittura. Può trattarsi di un laboratorio con un tema, di una serie di incontri strutturati, di sessioni di scrittura più o meno lunghe. Attraverso varie modalità mi capita insomma di stare fianco a fianco di bambini (già a partire dai tre anni di età) e ragazzi avendo il privilegio di ascoltare i loro pensieri nel momento in cui si fanno strada e vengono raccontati per la prima volta. Spesso l’accesso alla scrittura prende spunto dall’autobiografia, anche se mediata da alcuni esercizi, immagini, figure-schermo che da una parte svelano e dall’altra proteggono l’identità del soggetto che scrive.
In ogni caso, in queste occasioni di ascolto, ho riscontrato più e più volte quanto per i bambini che hanno la possibilità di sperimentare un ambiente di dialogo accogliente, aperto, in cui ogni idea ha diritto di cittadinanza e per la quale non si prospetta nell’immediato una finalità di misurazione/valutazione, possa essere facile, direi quasi naturale, sconfinare dal racconto della quotidianità e toccare temi spirituali, porsi di fronte a grandi domande, proporre agli altri la propria visione del mondo e del divino.
Parallelamente a questa facilità di approccio da parte dei più piccoli, ho riscontrato invece una crescente difficoltà, a volte diffidenza da parte degli adulti (genitori, insegnanti, educatori), e spesso una vera e propria rinuncia, davanti all’idea di proporre ai bambini attività o più semplicemente narrazioni che contemplino il richiamo alla spiritualità. Sempre più di frequente ho notato che gli adulti indietreggiano rispetto alla possibilità di aprire con loro tali conversazioni o esplorazioni.
I motivi di difficoltà da parte degli adulti nell’approccio a questi argomenti possono essere diversi. Qualche volta questo accade perché non si vuole fornire ai bambini una determinata credenza strutturata in riti e pratiche cioè non si intende trasmettere già dai primi anni una specifica fede. Spesso questo tipo di soluzione è giustificata dalla riluttanza a compiere una scelta al posto loro. Tuttavia l’evitare l’argomento o le tematiche riguardanti la dimensione spirituale non è una strategia rispettosa dell’intelligenza dei bambini e della loro curiosità che non prevede zone intoccabili o inaccessibili.
Scrive a questo proposito Pina Tromellini nel suo testo Cosa pensano i bambini di Dio:
I bambini sono fatti così: sperimentano il loro mondo in lungo e in largo, senza tralasciare nulla, e anche ciò che non si vede, la dimensione ineffabile che comunemente viene definita trascendenza, fa parte dei loro pensieri. È una dimensione integrante dell’infanzia, che scompare e riappare costantemente, riempendo la mente del bambino di rappresentazioni, di invenzioni e di costruzioni concettuali; anche le idee metafisiche sono per lui oggetti da manipolare, attorno ai quali egli costruisce ipotesi.
Inoltre un’osservazione piuttosto scontata è che non compiere nessuna scelta è già di per sé una scelta. Scoraggiare le domande di un bambino in ambito spirituale o semplicemente non rispondere rimandando il confronto a un tempo non meglio definito è già una risposta che produce un effetto concreto. Di fatto un atteggiamento simile non “sterilizza” la domanda, ma comunica al bambino che la spiritualità non è degna di ricerca, non è importante per la vita.
Altre volte invece, pur desiderando che il bambino esplori questa dimensione con naturalezza e curiosità, si teme la propria insufficienza attorno alle domande che possono emergere trattando temi come l’origine e il senso della vita, la morte, il sacro, la divinità. Si teme d’inciampare. Eppure, scrive Massimo Recalcati:
l’inciampo rende prezioso l’oggetto su cui si inciampa, ancora più dell’oggetto che si trasmette. Perché è lì che si gioca la vera partita. Allora la forza del maestro è, per un verso, portare la luce nel testo, per l’altro preservare l’impossibile da dire nel testo. Ma è questo impossibile che mantiene vivo il io di sapere.
È proprio a partire da queste pietre d’inciampo, dalla consapevolezza di non sapere tutto che si possono offrire occasioni di scoperta e conoscenza. Non è detto infatti che l’“oggetto che si trasmette” debba essere per forza una credenza strutturata o delle pratiche religiose. Nell’ambito della ricerca spirituale l’oggetto della trasmissione ai bambini può essere la domanda stessa, il desiderio stesso di interrogarsi e scoprire.
Brevemente accenno subito che con l’aggettivo “spirituale” non si intende qui “religiosa” o appartenente a una confessione in particolare ma proprio relativa allo spirito e alla ricerca personale.
Riprenderò la questione del rapporto religione/spiritualità nel corso del primo capitolo. Ora è sufficiente dichiarare che per la definizione di “spiritualità”, attorno alla quale tanto si è scritto e si continua a scrivere nel campo della psicologia della religione, il mio riferimento è la definizione contenuta nel libro The spiritual child di Lisa Miller. In questo testo l’autrice, docente, ricercatrice e psicologa clinica, conosciuta per i suoi lavori sulla spiritualità in psicologia, tratta proprio dell’importanza della ricerca spirituale per la crescita dei bambini e degli adolescenti e riflette sui benefici per la salute mentale e il benessere derivanti dalla consapevolezza spirituale.
Ecco cosa intende per “spiritualità personale” nella sua ricerca:
Una spiritualità intesa come una sensazione interiore di vivere un rapporto con un'entità superiore (Dio, natura, spirito, universo, il creatore, o qualunque sia la vostra definizione per la suprema e benevola forza vitale onnipotente).
Una risorsa, dice l’autrice, poco sfruttata ma che può essere fondamentale per lo sviluppo umano, la resilienza, la guarigione, la consapevolezza, la ricerca dell’identità e la capacità di relazione. Senza dimenticare che lo sviluppo spirituale dei bambini può svolgere anche un’importante funzione rispetto al futuro lavoro interiore dell’adolescente di fronte alle domande esistenziali.
Proprio per tutte queste importantissime implicazioni, trovo che sia un’occasione mancata per gli adulti non cogliere fino in fondo la portata delle riflessioni che i bambini condividono riguardo ai temi spirituali e penso che sarebbe molto utile confrontarsi su strumenti e strategie per non perdere questa possibilità.
L’intento della mia ricerca è quello di dimostrare che uno splendido strumento per avviare questo dialogo con i bambini (a partire dai primi mesi di vita fino all’arco descritto dall’età scolare), svilupparlo nel tempo mantenendo “vivo il desiderio di sapere” come soltanto le storie e le immagini artistiche sanno fare, è quello che ci viene offerto dagli albi illustrati, o picture books. Nello sviluppo del mio lavoro mi riferirò in particolare agli albi della casa editrice italiana Topipittori che ho avuto la possibilità di studiare.
Tra i libri pubblicati da questa casa editrice, albi composti di immagini e parole in un connubio indivisibile, se ne possono rintracciare alcuni che mettono al centro la ricerca spirituale, il tema della vita e della morte, dell’origine e della natura dell’universo, della conoscenza di sé e degli altri, delle grandi domande di senso, delle tradizioni e dei miti che troviamo al cuore delle culture e delle grandi religioni. Ma soprattutto molti titoli, pur presentando i temi “classici” dei libri per l’infanzia (la famiglia, la crescita, l’amicizia, il gioco, l’identità...), propongono narrazioni, punti di vista, soluzioni particolarmente interessanti a un occhio attento a cogliere richiami spirituali. In particolare direi che il lietmotiv che percorre questi albi potrebbe essere riassunto in un appello lieve, costante, affettuoso all’ascolto del mistero della vita, un invito a bere a una fonte antichissima ma che nei libri proposti è continuamente rinnovata dalla creatività, dall’immaginazione di artisti e scrittori.
La lettura condivisa tra adulti e bambini di libri così preziosi ha il merito di “aprire” questa fonte invece di chiuderla.
Cerco di spiegare meglio il mio punto di vista utilizzando le parole di Sabino Chialà, monaco della comunità di Bose che si è occupato recentemente della ricchezza dell’interpretazione della Scrittura nei primi secoli della Chiesa indivisa, attraverso l’analisi e l’esegesi degli scritti di Efrem il siro e Afraate il persiano.
Nel suo libro La perla dai molti riflessi parla della creatività ermeneutica praticata dalle antiche chiese di tradizione siriaca che permetteva una visione straordinariamente moderna dell’esegesi. A questo proposito richiama l’esempio della sorgente e afferma che il compito dell’esegesi non è quello di chiudere e delimitare la Scrittura, bensì quello di renderne possibile un accesso sempre più ampio e profondo.
Riguardo alla Scrittura, la cui ricchezza è inesauribile, occorrerebbe dunque evitare di fissare un significato ultimo e definitivo, bensì dischiuderne l’accesso, inducendo il lettore alla scoperta di un senso sempre ulteriore, di mistero in mistero, di nutrimento in nutrimento. A mio avviso questo “aprire e non chiudere”, oltre a caratterizzare un illuminato atteggiamento di ricerca che riguarda le Sacre Scritture, ha profondamente a che fare con la fonte del mistero e del sacro, con la dimensione spirituale dei bambini che prima d’essere una struttura imposta o sollecitata dall’esterno fa invece parte della loro natura. Con questo non voglio intendere per forza che ci sia nei bambini una capacità innata al senso del religioso. Piuttosto direi che la prima infanzia, come scrive Karl Rahner, è “quella vita che è aperta, che attende l'inaspettato, che ha fiducia nell’imponderabile” e che una grande parte dei loro sforzi è impegnata nel ricercare il significato delle cose10, comprese quelle spirituali.
Questa attesa e questa fiducia, come una sorgente zampillante, c’è indipendentemente dall’intervento dell’adulto. L ’adulto può contribuire a dischiuderla, a mantenerla viva lasciando al bambino il gusto della scoperta oppure può insabbiarla con un disinteresse che, mortificando la ricerca, rende questa sorgente di fatto inaccessibile.
Può accadere anche un’altra cosa: l’adulto, pensando di poter dare tutte le risposte o irreggimentando le domande, può in qualche modo disseccarla, esaurirla.
Continuando con la metafora della sorgente vorrei recuperare nella scrittura di Etty Hillesum, autrice il cui pensiero ritornerà nella mia ricerca più avanti, un importante collegamento a questa immagine:
Dentro di me c’è una sorgente molto profonda. E in quella sorgente c’è Dio. A volte riesco a raggiungerla, più sovente essa è coperta da pietre e sabbia: allora Dio è sepolto. Allora bisogna dissotterrarlo di nuovo.
Di primo acchito questa citazione può sembrare poco adatta a descrivere la dimensione spirituale dei bambini ma trovo un’interessantissima conferma in un libro della poetessa e traduttrice Livia Candiani, Ma dove sono le parole. La poetessa conduce da anni seminari di poesia nelle scuole primarie multietniche della periferia di Milano. Il libro raccoglie una selezione delle poesie dei bambini e un’intervista nel corso della quale Livia Candiani riporta una poesia del poeta Giallâl ad-Dîn Rûmi da lei tradotta. La poesia di Rûmi sintetizza i tipi di intelligenza in due grandi categorie:
Ci sono due tipi d’intelligenza:
una acquisita, come lo scolaro
memorizza fatti e concetti
dai libri e da quel che il maestro dice,
accumulando informazioni dalle scienze tradizionali,
come da quelle nuove.
Con questa intelligenza emergi nel mondo
ti collochi davanti o dietro gli altri
in base alla tua competenza nel memorizzare
l’informazione, con questa intelligenza te ne vai a zonzo
per i campi della conoscenza segnando sempre più
cose sul tuo quaderno d’appunti.
C’è un altro tipo di quadernetto,
uno già completo e custodito dentro di te,
una sorgente che straripa dal suo alveo.
Una frescura al centro del petto.
Quest’altra intelligenza
non ingiallisce e non ristagna. È fluida,
e il suo movimento non è da fuori a dentro
attraverso le condutture di un sapere idraulico.
Questo secondo sapere è una fonte
che da dentro di te va verso l’esterno.
Una frescura al centro del petto: sì, l’abbiamo tutti, i mistici lo chiamano cuore o luogo tenero e soffice, o vera natura; i poeti, come Pascoli, il fanciullino, il bambino, oppure il selvaggio. L’abbiamo tutti, ma può vivere inavvertita dentro di noi o soffocata o sommersa e occorre un percorso per ritrovare questa fonte già da sempre lì, per riconoscerla, per non averne paura, per lasciarla dire, per scrivere sotto sua dettatura. Perché lì vivono le parole.
Questa “fonte che da dentro di te va verso l’esterno”, questa sorgente dove “vivono le parole” può vivere inavvertita, soffocata, sommersa. Occorre riconoscerla e prendersene cura affinché le parole dei bambini, anche quelle che riguardano la spiritualità, le domande di senso, la curiosità e l’apertura verso il trascendente possano essere espresse.»
Da Sorgenti aperte e pietre d'inciampo, introduzione a Una frascura al centro del petto. Le risorse offerte dall'albo illustrato nella crescita e nella ricerca spirituale dei bambini, di Silvia Vecchini (2017).
Fotografie per gentile concessione di Maurizio Di Girolamo.