Qui dai Topi, in vista della Fiera, in queste settimane le novità stanno uscendo una dietro l'altra. Oggi è la volta di Due ali di Cristina Bellemo e Maria Chiara Di Giorgio, da pochi giorni in libreria, e già ammiratissimo. Come è stato realizzare questo progetto lo racconta Maria Chiara Di Giorgio, che ringraziamo.
[di Maria Chiara Di Giorgio]
Come ho già detto altre volte, il giorno in cui ho ricevuto una mail da Paolo e Giovanna, dove mi proponevano d'illustrare Due ali ho avuto un tuffo al cuore, lo stesso che si prova quando il più figo della classe ti chiede d'uscire (o almeno credo, non mi è mai successo...).
Di certo questa proposta non è nata da una mia iniziativa concreta, mi sarebbe tanto piaciuto collaborare con loro: quattro anni fa quando ho iniziato a lavorare con l'illustrazione per l'infanzia, erano tra le mie case editrici preferite a cui avrei volentieri mostrato i miei lavori; ma il mio spirito d'iniziativa letargico e la mia strategia erano più inconcludenti di una coppia di panda: gravitavo intorno al loro stand a ogni benedetta fiera accennando sorrisi e chiedendo ogni volta un biglietto da visita per inviare il portfolio, ma poi non facevo nulla: un possibile rifiuto mi spaventava.
Maria Chiara Di Giorgio. In cerca della copertina.
Grazie a Stefania Camilli, partecipai alla mostra Libretto postale, lì Giovanna notò la mia cartolina, diversa dai lavori che facevo di solito, fatta di piccoli disegni, quasi scarabocchi che si potrebbero fare al margine di un foglio, segni spesso più espressivi di un'illustrazione definitiva. Ho sentito la bravura di un art director che sa dove indirizzarti per tirare fuori il tuo potenziale. Così ho ricevuto il testo di Due ali.
Maria Chiara Di Giorgio. Studi per Guglielmo.
Mi colpì subito il personaggio di Guglielmo; le ali: il frutto di una vita fatta di semplicità e grazia. Un dono, la possibilità di volare, che non riconosce subito come suo, ma del quale prende consapevolezza gradualmente , avvicinandosi poco a poco, curandole e, infine, indossandole.
Maria Chiara Di Giorgio. Studi per Guglielmo e le ali.
La prima immagine a cui ho pensato leggendo, è stata quella di lui che spicca il volo, un momento che sbirciamo da una finestra, che intravediamo. Non c'era bisogno di aggiungere molto, di rappresentare le ali nel loro splendore, di trovare immagini fortemente evocative o simboliche, il testo ne era già molto ricco, molto poetico; volevo un'impaginazione semplice, senza giocare con le parole.
Maria Chiara Di Giorgio. Studi per Guglielmo bambino.
Insieme a Giovanna abbiamo capito che trovare un tratto ironico unito all'atmosfera trasognata delle ali e del volo del protagonista, era la soluzione migliore. Il segno doveva essere leggero, se possibile, acquisire una progressiva leggerezza con lo scorrere del racconto.
Maria Chiara Di Giorgio. Studi per la gente del quartiere.
Guglielmo viene deriso dagli altri, è un incompreso, ma non volevo calcare la mano sulla sua solitudine e allo stesso tempo non volevo fare una critica sociale, ritrarre in maniera negativa una comunità di persone insensibili e superficiali. Vivo a Roma in un quartiere abbastanza popolare; la mattina è molto vivace: ci sono i bar dove si ritrovano le signore per prendere un caffè, c'è un piccolo mercato, in alcuni di questi banchi i venditori sono affiancati da anziani del quartiere che svolgono piccole mansioni (per arrotondare la pensione forse); ci sono anche molti giovani. Un villaggio con tutti i suoi difetti, ma dove le persone non sono isolate. Un ambiente che conserva la sua umanità. Mi è venuto naturale collocare Guglielmo in questo contesto. Volevo che le immagini fossero brulicanti di vita, che in alcuni momenti l'azione principale del racconto quasi si perdesse.
Maria Chiara Di Giorgio. Studi per la vita di quartiere.
Sapevo come disegnare questa storia, anche se all'inizio ho dovuto fare molte prove, anche nella fase definitiva mi sono ritrovata a ridisegnare più volte le illustrazioni, colorare con rapide pennellate, come piume colorate. La complessità di questi disegni non è consistita in una tecnica minuziosa, stratificata, ma nel mantenere la leggerezza e l'immediatezza del bozzetto: ho fatto e rifatto i disegni un po' come si fa quando si studia la propria firma.
Maria Chiara Di Giorgio. Fare e rifare.
Non è stato facile, perché quando disegno mi piace perdermi. Spero che lo stile che ho trovato non mi abbandoni, ma non ci penso perché altrimenti non riuscirei a farmi abbastanza piccola per entrare nel mondo che sto rappresentando. Non sono sicura di aver ottenuto completamente quello che volevo, ho ancora molta strada davanti a me, ma sono contenta quando riesco a trasmettere il piacere che provo nel disegnare a chi guarda le mie figure.
Maria Chiara Di Giorgio. Studi per tavole finali.