Nel 2015 il libro Gli altri, di Susanna Mattiangeli e Cristina Sitja Rubio, è stato al centro di una serie di iniziative molto interessanti che hanno coinvolto una scuola d'infanzia e una primaria con letture e laboratori, e un gruppo di genitori con l'allestimento di uno spettacolo teatrale. Le iniziative sono state realizzate nell'ambito del progetto Tira fuori la lingua, creato in collaborazione con il Sistema Bibliotecario della Valle Seriana. Oggi, Norma Marchesi, la persona che è stata il motore di questa attività, racconta come è andata e come è stato possibile mettere insieme adulti e bambini per far condividere idee e progetti a partire dalle parole e dalle immagini di un libro.
[di Norma Marchesi*]
L'incontro sta finendo... guardo l'ora con impazienza. Per concluderlo, Alessandra Mastrangelo vuole leggerci un libro. Lo guardo, sembra per bambini e la cosa mi sorprende. I nostri incontri hanno per tema l'intercultura. Mi sorprende sia la proposta di concludere con una lettura (è vero però che siamo in una biblioteca!) sia il testo che Alessandra ha cominciato a leggere:
Se esci per strada, a un certo punto arrivano sempre. Hanno molte teste, molti piedi, molti odori. Hanno corpi di tutti i tipi, con molti vestiti, pochi o anche nessuno. Sembra che non ce ne siano due davvero identici, ma è difficile vederli tutti insieme, perché sono così tanti. Sono gli altri.
Ce ne sono con le trecce o con i ricci, senza capelli, con la sciarpa, col bastone; si muovono in gruppo, a coppie o da soli. Ci piacciono molto, oppure per niente; ci fanno paura o ci fanno ridere. Non sappiamo chi sono, non abbiamo mai parlato con loro, non sono noi: sono gli altri.
Illustrazione di Crtisima Sitja Rubio per Gli altri.
Le parole sono semplici. Le riconosco: sono i miei pensieri quando anziché rimanere chiusa in me stessa e nella mia fretta, osservo il mondo di fuori.
Prima stavano altrove, e poi te li trovi davanti: spuntano da dietro l'angolo, passano e non salutano. Neanche tu li saluti, allora. A volte, però, a sorpresa, fai ciao a uno di loro, così, a caso. Qualcuno risponde e sorride, qualcuno no.
Gli altri sono quelli in fila davanti a te perché sono arrivati prima. Si svegliano presto, escono in fretta, si sbrigano, e bisogna aspettare il proprio turno senza superarli. Ma sono anche quelli dietro, che fanno tardi perché non trovano mai due calze uguali.
Illustrazione di Crtisima Sitja Rubio per Gli altri.
In auto le parole risuonano e mi invitano a osservare con più cura, a riconoscere le differenze tra le persone, per esempio nel modo di vestirsi, di parlare, di camminare. Un flusso di pensieri che mi invita a sospendere pensieri precostituiti, pregiudizi, per dare spazio all'altro di esistere in me prima di essere soppesato, valutato. In fondo, facciamo tutti le stesse cose...
Da qui, da questo momento, nasce l'idea di farmi aiutare da questo libro per bambini (?). Di prenderlo come stimolo che serva a dare il La nei laboratori di formazione alla relazione interculturale che ho l'occasione di costruire. L'ultimo ho deciso che si chiamerà G come GLI ALTRI (ad Alessandra non piace, ma nessun altro si è lamentato!).
Composizioni realizzate dai ragazzi della scuola di Parre.
Lunedì con le insegnanti e i genitori della scuola dell'Infanzia di Ranica, così come mercoledì scorso con i genitori della scuola primaria di Parre, leggo il libro chiedendo la massima attenzione. Leggo piano, peso le parole, cerco di riempirle dell'emozione che mi suscitano ogni volta che le ascolto. Ogni tanto mi fermo, alzo lo sguardo sui presenti. Ci sono.
Adesso chiedo di scegliere fra le frasi del libro quelle che hanno suggerito emozioni, ricordi, esperienze di vita speciali o quotidiane.
Alcuni momenti dello spettacolo messo in scena dai genitori dei ragazzi della scuola di Parre.
Ho trasformato le pagine in carte in cui le immagini parlino quanto le parole: fra queste carte le persone si muovono, leggono, pensano, ci ripensano e passano oltre. Qualcuno mi informa che non trova la sua frase ed è perché qualcun altro l'ha scelta prima di lui. Così spiego che quelli che condividono la stesse parole possono sedersi vicini e raccontarsi reciprocamente il perché di quella scelta.
Alcuni momenti dello spettacolo messo in scena dai genitori dei ragazzi della scuola di Parre.
Insomma: chiedo di condividere l'esperienza di questa lettura, ma nella massima libertà. E ancora questo libro mi sorprende, perché nessuno tace e la stessa frase, le medesime parole riportano alla mente esperienze diverse. Ci sono genitori che provengono da luoghi lontani, che posseggono altre culture ed ecco che si crea l'occasione di raccontare di usanze così diverse che sembrano piovere da altri mondi. Lo sai come si saluta in Marocco? Magari ci si incontra per caso, ma poi ci vuole almeno un quarto d'ora serve per salutarsi e dirsi come si sta. E in Svezia? Se non so chi sei non ti saluto oppure un gesto veloce col capo e si passa oltre.
A Parre si prepara lo spettacolo.
E forse è così: siamo tutti diversi, anche se siamo tutti uguali. E in ogni caso è bello ascoltare queste narrazioni che esprimono emozioni, esperienze, culture (anche familiari) e ogni intervento è un dono e una scoperta per l'intero gruppo.
E poi, come prosegue la formazione?
Per le insegnanti e i genitori della scuola dell'infanzia è stata l'occasione di costruire giochi da fare insieme ai loro bambini così che, giocando, si educhino al rispetto, all'alterità, alla scoperta e a tante altre cose.
I genitori della scuola primaria hanno lavorato a trasformare il libro in uno spettacolo teatrale per i loro figli, che è stato dato il 21 febbraio in occasione della Giornata Internazionale della Lingua Madre indetta dall'Unesco. I bambini, invece, insieme alle loro maestre hanno realizzato un percorso alla scoperta degli altri, fatto di disegni, ricerche, giochi, e interviste che sono poi diventati una mostra. Così Gli Altri, per tutti, si è trasformato in un cantiere aperto.
*Mi chiamo Norma Marchesi, sono moglie di Paolo e la mamma di tre splendide giovani donne. Con un diploma di educatrice professionale e una laurea in scienze pedagogiche, sono impegnata da quasi trent'anni in campo educativo e sociale, prima nel servizio pubblico, poi collaborando col terzo settore e gli enti locali nella progettazione e coordinamento di interventi educativi sul territorio e nella promozione e realizzazione di percorsi formativi. La mia l'attenzione è da sempre rivolta principalmente alla famiglia, nelle sue fragilità e ai percorsi di vita dei suoi membri, e più recentemente alla sfida dell'inclusione sociale e valorizzazione delle persone con altre culture. Il mio impegno, personale e professionale, è educare alla relazione e sostenere, sempre, la cultura del dialogo e dell'incontro. Credo, infatti, nel valore della fraternità che ciascuno costruisce nella cura dei rapporti, nei piccoli gesti e nella scelta di parole generative per un mondo unito.