[di Giovanna Zoboli]
Ho visto i libri cuciti di Maria Lai per la prima volta nel 2013, alla Galleria Morone di Milano, che li espose in una bella mostra. Ne avevo sentito parlare spesso, vederli mi fece impressione perché attraverso quegli oggetti Maria Lai riusciva a mettere in luce gli aspetti più profondi e meno visibili dei libri, e naturalmente questo per chi come me da sempre frequenta libri, e suppone di averne una solida conoscenza, fu una sorpresa.
Mi colpì anche scoprire l’interesse di Maria Lai per il mondo infantile che riscontrai anche, e forse soprattutto, nel modo in cui l’artista parlava e scriveva della propria infanzia con la visione poco canonica di qualcuno che ne abbia conosciuto a fondo tutti gli anfratti.
Maria Lai, Le scritture della notte, 2007.
Per queste ragioni, dopo la mostra e il documentario sulla Lai Ansia di infinito, di Clarita Di Giovanni, proiettato al Museo del Novecento nella stessa occasione, scrissi un breve articolo per il nostro blog, dato che mi sembrava interessante segnalare ai nostri lettori, proprio perché si parlava di libri e infanzia, il lavoro e la figura della Lai, artista nota, ma che non tutti forse conoscono.
Naturalmente non avrei mai pensato che, solo due anni dopo, mi sarei dovuta occupare di un progetto nato da un testo di Maria Lai. A proporcelo fu Gioia Marchegiani che, come ha spiegato qualche settimana fa sul nostro blog presentando Il campanellino d’argento, identificò nel racconto La capretta il punto di partenza per la creazione di un libro di cui ci mostrò l’abbozzo iniziale. Nell'immaginario di Maria Lai, fin dall'infanzia, vagabondava un animale mitico, docile e impavido, in cui l'artista fin da piccola si identificò: una capretta "ansiosa di precipizi", secondo la definizione che il padre di Maria cucì addosso alla sua bambina. Un'antica leggenda sarda la cantava, insieme a un pastorello, la Lai se ne appropriò e la riscrisse facendone una splendida metafora della nascita dell'arte. L’idea ci parve perfetta per la nostra collana Fiabe quasi classiche: la leggenda della capretta, come dicevo, appartiene alla tradizione sarda ed è stata narrata da Salvatore Cambosu in Miele amaro, raccolta di materiale storico, etnologico e poetico sulla Sardegna, considerato il «catalogo generale dell’identità sarda» (Cambosu fu insegnante di Maria Lai alle scuole medie e fu, per lo sviluppo della sua carriera artistica, una fondamentale figura di riferimento). La Lai però decise di dare alla leggenda un finale diverso da quello tradizionale, facendone una metafora della condizione dell’artista e della nascita dell’arte.
Illustrazioni di Gioia Marchegiani per Il campanellino d'argento, testo di Maria Lai.
Quando Gioia ci propose il progetto, che ci parve magnifico, si pose subito la questione del testo. La versione su cui stava lavorando Gioia era stata da lei trascritta da un video-documentario, Inventata da un Dio distratto, di Marilisa Piga e Nico di Tarsia, in cui la Lai raccontava la leggenda.
Per prima cosa, ci mettemmo in contatto con gli eredi di Maria Lai, in particolare con la sua esecutrice testamentaria, la nipote Maria Sofia Pisu, per chiederle di poter godere dei diritti di edizione del racconto in oggetto. Maria Sofia si mostrò subito molto disponibile e curiosa nei confronti della proposta.
Così, nell’estate del 2015 andammo in Sardegna, a Cardedu, a conoscerla, a stabilire le condizioni del contratto e a parlare del libro che stava nascendo.
La capretta, libro tessile di Maria Lai.
Particolari dell'opera Pastorello con capretta, Maria Lai, 2005, Museo all'aperto Maria Lai Ulassai.
Tappeto della Cooperativa Tessile Su Murmuri su disegno di Maria Lai.
Durante la giornata che passammo insieme, Maria Sofia ci parlò molto della zia a cui era legata da un rapporto di affetto molto stretto e di cui, insieme alla madre Giuliana, fu spalla insostituibile nel lavoro creativo.
La possibilità di conoscere così da vicino il lavoro e la figura di Maria Lai attraverso chi la conobbe in modo così intimo e privato è stata straordinariamente interessante. Abbiamo un debito di gratitudine verso Maria Sofia Pisu per questo e perché con generosità ci ha consegnato due versioni scritte della leggenda della Capretta, spiegandoci che Maria aveva scritto e riscritto la storia, come era solita fare lavorando ai temi centrali della sua ispirazione e riflessione artistica. La leggenda e l’immagine della capretta, in effetti, tornano continuamente nei lavori dell’artista - quadri, disegni, installazioni, libri cuciti dedicati a questo personaggio archetipo sia del patrimonio naturale e culturale sardo sia dell’immaginario della Lai.
Schizzi di Gioia Marchegiani per Il campanellino d'argento, testo di Maria Lai.
Il testo della storia che proponiamo in Il campanellino d’argento, titolo che abbiamo cambiato non volendo sovrapporci alle versione della leggenda edita da Ilisso, nasce perciò dalle interpolazioni dei tre testi che abbiamo avuto a disposizione: la leggenda orale del video e le due versioni scritte da Maria Lai che ci ha passato Maria Sofia Pisu. Queste ultime contengono alcuni magnifici passaggi fiabeschi: dentro il flusso del racconto orale, con la sua scabra, elegante immediatezza, bagliori di raffinata e colta letterarietà. Non utilizzarli, optando per una sola versione del testo, sarebbe stato veramente un delitto. Per questo ci siamo presi volentieri la responsabilità di creare un testo nuovo, nato per contaminazione, ma che Maria Lai in realtà non formulò mai in un’unica versione.
Schizzi di Gioia Marchegiani per Il campanellino d'argento, testo di Maria Lai.