[di Mara D'Arcangelo]
In occasione della Bologna Children’s Book Fair, si è tenuta la prima edizione degli #StatiGeneraliFilosofiaBambini. Un evento che mi ha incuriosito perché dedicato a un tema appassionante, quello del rapporto fra la filosofia e i bambini. Lo scetticismo con cui si guarda alla filosofia per l’infanzia deve molto al pregiudizio per cui i bambini sono 'semplici', e la filosofia, 'complessa', quindi non adatta a piccole menti in formazione. Eppure è l’“orecchio acerbo” che sa ascoltare la meraviglia delle cose, guidando alla scoperta del mondo. Ciò che spingeva i primi filosofi a ricercare nella natura l’origine di tutto è, in fondo, lo stesso principio che anima un bambino quando fa cadere il cucchiaino dal seggiolone un numero infinito di volte, o a incantarlo quando osserva sonagli suonati dal vento.
Allora, se i bambini sono filosofi 'naturali' che bisogno c’è di portare la filosofia nelle scuole e di progettare laboratori sul tema? Beh, se i bambini nascessero già filosofi, tutti vivremmo felici e contenti in un mondo senza ammiccanti Violette, Grand Theft Auto, “devi”, “non devi”, “vorrei, ma non posso”. La realtà è che i bambini assorbono come spugne tutto quello che hanno intorno, quindi anche instabilità economiche ed emotive, irrefrenabile bisogno di possedere per colmare vuoti, insicurezze, conflitti, antagonismi, disparità sociali eccetera.
E non c’è nulla di più triste che gli occhi spenti di un bambino arreso, congelato in pose d’adulto, a recitare parole non sue in insulse tiritere. I bambini sono naturalmente curiosi; all’età dei perché arrivano affamati di mondo: vogliono sapere, sperimentare, creare; con l'inizio della scuola, sviluppano senso del dovere, capacità di apprendimento e abilità sociali, ma il pensiero fluido, dinamico, spontaneo comincia ad atrofizzarsi. Questo stupisce, perché i bambini sono per definizione 'creativi', produttori infaticabili di sorprese e fantasie bislacche.
In passato, il modello educativo esigeva che il bambino diventasse ben presto un adulto in miniatura, assumendo e facendo proprie le strutture etiche, culturali e sociali che gli venivano trasmesse, in modo da inserirsi il prima possibile nel mondo produttivo e riprodurre a sua volta il modello appreso. Oggi è diverso, non esiste più un modello univoco da seguire in un mondo sempre più frammentato, in cui gli individui faticano a trovare il proprio posto o anche solo un orientamento. In questo contesto, la naturale attitudine filosofica dei bambini si rivela uno strumento prezioso da coltivare, una abilità indispensabile per orientarsi e comprendere un mondo sempre più complesso.
Bologna Children’s Book Fair, StatiGenerali filosofia e bambini.
Insomma, il binomio bambino-filosofo andrebbe salvaguardato in un processo educativo in cui la scuola e le strutture ludico-didattiche si rivelano spesso carenti nella formazione di individui che saranno adulti in un mondo sempre più eterogeneo e iperstimolato, privi di strumenti e risorse adeguati a proteggerli e a mantenerli saldi nel corso della navigazione. I bambini, insomma, dovrebbero imparare a essere bravi marinai, acquisire la capacità di vedere nell’ostacolo la possibilità, nella tempesta il cambio di rotta; le risorse di pensiero acquisite, in questo senso, valgono più del 10 in pagella, se in seguito diventano una ricchezza da utilizzare nel corso della vita.
Bologna Children’s Book Fair, StatiGenerali filosofia e bambini.
È qui che entra o rientra in gioco la filosofia, la più antica fra le discipline, come guida per l’uomo contemporaneo. Chi l’avrebbe mai detto? Con i bambini, la filosofia perde la sua veste storico-teoretica per diventare allenamento all’immaginazione, alla possibilità, al pensiero critico. Un insegnamento necessario perché tanti bambini tendono a ragionare fin da piccoli secondo schemi di pensiero rigidi che hanno assimilato, scelgliendo la via più facile, quella che gli è stata insegnata, non quella che loro stessi hanno ricercato e scoperto; in questo modo, il pensiero si atrofizza, perde la propria capacità esplorativa e conoscitiva, proprio come i muscoli quando si sta per lungo tempo a letto.
Mercoledì 1 aprile, la Bologna Children’s Book Fair ha ospitato gli #StatiGeneraliFilosofiaBambini, la prima tavola rotonda tra i protagonisti di questa ricerca in Italia, promossa da Ilaria Rodella e Francesco Mapelli dei Ludosofici. Momento di incontro e confronto tra realtà che, attraverso lo strumento della filosofia, condividono l’ambizione di crescere nuove generazioni capaci di porsi in maniera criticamente attiva di fronte a una realtà complessa e mutevole. Molti gli approcci presentati dai relatori, ognuno con la propria peculiarità. A moderare, Dorella Cianci, professoressa di Teoria, storia e metodi dell’Educazione presso l’Università Lumsa di Roma, nonché ricercatrice per la rivista “Amica Sofia”.
Carlo M. Cirino, Filosofiacoibambini.
A cominciare è Antonio Cosentino, fondatore del Centro di Ricerca sull’Indagine Filosofica (CRIF) e promotore della Philosophy for Children (P4C) di Matthew Lipman. Correvano gli anni Settanta, quando il filosofo statunitense, vedendo la difficoltà dei suoi studenti universitari nello sviluppare ragionamenti complessi, decise di introdurre i fondamenti di logica nell’educazione dei bambini, nella convinzione che i bambini sviluppino la capacità di pensare concetti astratti sin dalla più tenera età e tramite l’esercizio logico possano migliorare la propria capicità di ragionamento. Cosentino promuove una “pratica filosofica di comunità” che opera all’interno di un preciso setting, volto a decostruire l’ambiente di routine (per esempio, la classe) per preparare a contesti nuovi. La pratica filosofica si svolge seguendo un repertorio fisso che assume formalmente i connotati di un rito, spaziando dal punto di vista contenutistico fra i grandi temi della filosofia.
Livio Rossetti è uno dei fondatori di Amica Sofia, associazione di promozione sociale per la ricerca e la diffusione delle pratiche di filosofia dialogica nella scuola e nella società, a cui dà voce l’omonima rivista. Rossetti promuove una filosofia, la Philosophy with Children, che inviti bambini e non a individuare un oggetto di riflessione ad alta voce e a esprimere la propria opinione a riguardo, confrontandosi con i diversi punti di vista che emergono nel gruppo, senza schemi precostituiti o strutture.
Francesco Mapelli, Ludosofici.
Filosofiacoibambini, invece, è un metodo educativo originale, nato a Pesaro nel 2008 dalla collaborazione tra Carlo M. Cirino e Cecilia Giampaoli, e poi portato avanti da Cirino come tesi di dottorato. Il progetto si propone di accompagnare i bambini alla scoperta di forme autentiche di conoscenza (idee, parole, concetti, sentimenti, emozioni) e mettere in moto il meccanismo immaginativo tramite laboratori che si servono di pretesti ludico/simbolici per stimolare il ragionamento controfattuale. Infine, Francesco Mapelli e Ilaria Rodella sono i Ludosofici, progettatori di esperienze artistico-filosofiche. L’arte del copiare e il valore educativo del gioco permettono di coinvolgere i bambini in idee astratte che nutrono però la nostra quotidianità. Ecco che quindi i laboratori guardano al mondo dell’arte, utile strumento per rendere visibile concetti difficili da spiegare. Durante il pomeriggio, dalle parole si è passati ai fatti e, grazie all’ospitalità della biblioteca del MAMbo il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Bologna, i relatori si sono messi alla prova con i laboratori pratici. I bambini coinvolti hanno sperimentato una sessione prova di Philosophy for Children, a cura di Cosentino, il laboratorio Che cos’è il cucchiaio?, a cura di Filosofiacoibambini e il laboratorio Tu chi sei? Piacere mi presento, a cura dei Ludosofici.
Al MAMbo, un momento del laboratorio di Carlo Maria Cirino.
Una volta accesa, la mente procede e non la ferma più nessuno, è come una corsa all’aria aperta in primavera. Certo, occorre una certa perseveranza nell’allenamento, infatti tutti i diversi approcci proposti lo promuovono, perché se un singolo laboratorio, un’ora passata a riflettere può essere insolitamente stimolante e divertente, un percorso strutturato ha effetti sorprendenti su bambini. Nessuno dei laboratori di filosofia che ho presentato dà ai bambini il contentino dell’elaborato da portare a casa, in compenso a lungo andare, può diventare uno strumento essenziale per il bambino ad avvicinare la realtà che lo circonda.
Al MAMbo, un momento del laboratorio di Carlo Maria Cirino.
Il pensiero critico, la capacità di mettere in discussione e vedere le cose da punti di vista diversi, adottando soluzioni creative e non scontate, è ciò che permetterà ai piccoli di fare esperienze di conoscenza e di viverle con consapevolezza, facendone strumenti di vita, e non nozioni da stivare nei magazzini della memoria. La pratica del pensiero critico darà loro la flessibilità necessaria per adattarsi a situazioni nuove, prendere decisioni improvvise, scegliere rapidamente senza bloccarsi nel panico della confusione. Tutte caratteristiche che forse cinquant’anni fa non erano necessarie, ma oggi sono imprescindibili per chiunque voglia essere un buon marinaio e non farsi prendere alla sprovvista dalle tempeste della vita.