Il nuovo albo di Carll Cneut, da qualche giorno nelle librerie italiane, si intitola Rosmarino. Il testo, di Brigitte Minne, racconta la storia di una bambina-fata che, contro le direttive del gruppo familiare e sociale cui appartiene, aspira a diventare una bambina-strega.
Il conflitto fra le aspettative del gruppo e i suoi desideri si farà sentire soprattutto, come è prevedibile, nella relazione con la madre. Nonostante il tema sia “importante”, la storia lo tocca con leggerezza e umorismo, una tonalità che nell’edizione italiana ha trovato particolare risalto. Rosmarino, formalmente ma non solo, riprende alcuni tratti del precedente albo di Carll, La voliera d’oro, scritto da Anna Castagnoli. Oltre al formato e all’elegante legatura in mezza tela con titoli impressi, anche la copertina ricorda quella del libro precedente, gremito da una folla di pappagalli; entrambe, per esempio, oltre a ricordare certe nature morte fiamminghe, sono giocate su toni caldi.
Sulla copertina di Rosmarino, in un trionfo floreale, appare la piccola fata. Esattamente come nella Voliera, infatti, anche in questo caso protagonista è una bambina ribelle e intrattabile che rivendica con spavalda determinazione il diritto a regnare sul proprio destino. Abbiamo rivolto a Carll alcune domande per approfondire la conoscenza di questo libro, sia del suo seducente personaggio sia del lavoro sull’immagine che ha comportato l’illustrazione della storia.
Il personaggio di Rosmarino, Carll Cneut. 2017.
Il personaggio di Valentina in La voliera d'oro, Carll Cneut, 2015.
Come abbiamo appena scritto, abbiamo riscontrato alcuni elementi comuni fra questo albo e La voliera d’oro. Secondo te cosa hanno in comune e quali sono le differenze sostanziali?
La maggior parte dei lettori italiani non sa che questa è la seconda volta che illustro questa storia: l’avevo già fatto all’inizio della mia carriera di illustratore. È stato uno dei primi libri che ho pubblicato in Belgio (e ormai sono passati più di vent’anni). Mi pare che questa storia abbia superato la prova del tempo, ma mi sembrava che le immagini che avevo creato fossero un po’ invecchiate. Così ho deciso di illustrarla di nuovo, con il mio stile attuale.
È stato anche un mood per festeggiare i miei 20 anni da illustratore. Così questo libro è diventato per me una di riassunto di quel che ho fatto in questi vent’anni di illustrazione. Se qualcuno conosce il mio lavoro molto bene, può scoprire molti riferimenti a quanto ho fatto in questo periodo.
Alcune delle immagini del libro sono rimaste molto fedeli alla versione originale che avevo realizzato tanti anni fa, in termini sia di composizione sia di contenuto; altre sono cambiate completamente. Nella prima versione non c’era il tema floreale e tutto era molto più stilizzato.
Un protagonista ribelle è spesso presente nei libri che illustro. Valentina e Rosmarino possono essere considerate una sorta di archetipo nella mia opera. Secondo me sono due personaggi molto simili fra loro: se vivessero nello stesso universo, potrebbero diventare molto amiche.
La prima edizione dell'albo, 2000.
In che modo hai lavorato alla caratterizzazione del nuovo personaggio femminile?
La nuova Rosmarino si basa, almeno in parte, sul personaggio della prima versione del libro. È rimasta con me per moltissimi anni e non me la sono sentita di cambiarla completamente. Così, ho deciso di lasciare intatti molti dei suoi connotati caratterizzanti, limitandomni ad aggiornarli un po’. Penso che oggi il risultato sia più fluido: il suo viso è diventato meno spigoloso e più dolce, penso un po’ più accogliente. Penso che con lei ci si possa oggi identificare più facilmente. Ma penso che mostri ancora il carattere spigoloso e determinato che ha acquisito tanti anni fa.
Lavori in corso per Rosmarino, Carll Cneut, 2017.
Le tue bambine sono molto poco avvenenti, almeno secondo i canoni tradizionali. Cosa ti interessa restituire dell’infanzia che ti trovi a rappresentare nelle tue illustrazioni?
Secondo me, Rosmarino è bella. Certo, non di quella bellezza classica con cui le principesse e le fate sono di solito rappresnetate nei libri. Per me è importante che sia possibile identificarsi con i personaggi principali dei miei libri, e poi, la perfezione è sempre noiosa.
La storia mi ha sempre ricordato la mia infanzia: sono cresciuto in una fattoria isolata, in mezzo alla campagna, e quando ero sotto l’occhio vigile di mia madre – era un vero “bravo ragazzo”. Ma appena sfuggivo al suo controllo – da solo, con i miei amici o con le mie sorelle – nella nautra selvaggia potevo essere, potevamo essere, quel che volevamo: io di solito ero un pompiere; le mie sorelle principesse o fate; i miei amici nella maggior parte dei casi soldati o poliziotti. Ma a volte eravamo stregoni e streghe: preparavamo pozioni di fango e acqua sporca, aggiungendo tutto ciò che trovavamo.
Riuscivamo a sporcarci terribilmente, giocando col fango e nel fango. Poi mia madre ci chiamava e dovevamo ripulirci e tornare a essere “bravi”. Spero che questa storia riesca a suscitare quel senso di libertà e di gioia e, soprattutto, a stimolare la capacità di usare l’immaginazione.
Lavori in corso per Rosmarino, Carll Cneut, 2017.
C’è un quadro di Francisco Goya del 1797, al Prado, che si intitola Vuelo de brujas (Witches in the air) che abbiamo visto recentemente e immediatamente ci ha fatto venire in mente le fate e le streghe che popolano il tuo libro, caratterizzate soprattutto dai lunghi cappelli a cono. È un riferimento voluto o si tratta di una coincidenza?
Ho appena fatto una ricerca su Google. È una pura coincidenza: non conoscevo questo dipinto, ma riconosco la somiglianza fra quelle streghe e le mie. È un dipinto che mi piace e, a questo punto, è un’ottima ragione per pianificare una vacanza a Madrid.
Francisco Goya, Vuelo de brujas, 1798, Prado.
Fate e streghe in Rosmarino si potrebbero definire due clan in conflitto. Nelle tue illustrazioni le hai differenziate quasi esclusivamente dal punto di vista cromatico: le fate, rosa; le streghe, nere. In realtà visivamente hanno più elementi comuni che differenze, e solo il colore e la lunghezza dei nasi le fanno riconoscere come appartenenti all’uno o all’altro clan. Come mai questa scelta?
Ho cercato di rendere le differenze fra i due gruppi minime, per quanto immediatamente evidenti. Dopotutto, le streghe sono persone normali: tutti conosciamo qualcuno che potrebbe essere una strega; e tutti, in certi momenti della nostra vita siamo stati quasi streghe.
Fate e streghe. Lavori in corso per Rosmarino, Carll Cneut, 2017.
Quelli che sono diversi sono gli ambienti in cui vivono i due clan. Il primo, quello delle fate, caratterizzato dal vuoto, da qualche oggetto o elemento architettonico; il luogo in cui vivono le streghe, invece, è la natura, una natura densa, oscura, misteriosa.
Ho pensato che fosse importante rappresentare le fate in un mondo “normale”, anche se il testo dichiara che Rosmarino vive in un castello su una nuvola. L’ho fatto perché volevo sottolineare che questa è la storia di un bambino normale, per evitare di creare una distanza fra il lettore e la storia. Una bambina qualunque, vestita in maniera normale (non fosse che per quello strano cappello) e che desidera cose normali, come i pattini a rotelle, che va in un normale negozio di giocattoli eccetera. Tutte situazioni nelle quali un piccolo lettore si pouò identificare e, probabilmente, lo fa.
La grande differenza fra il vecchio libro e il nuovo è data dai fiori. Nella prima edizione non c’erano e nel nuovo libro fanno sì che le differenze fra il mondo delle fate e quello delle streghe sia limitata, perché la nota di colore che caratterizza il mondo delle fate è presente anche nel bosco abitato dalle streghe e – senza sottolinearlo troppo - ci fa capire che quei due mondi non sono poi così diversi.
Lavori in corso per Rosmarino, Carll Cneut, 2017.
La somiglianza delle streghe con le fate fa apparire l’atteggiamento scandalizzato di queste ultime come abbastanza umoristico. E la ribellione della bambina un tratto di autentica intelligenza. Questo è un tipico esempio di come l’illustrazione sia fondamentale per la lettura di una storia. Il punto di vista di chi illustra, infatti, interviene profondamente nella caratterizzazione dei personaggi e sul modo in cui la storia verrà interpretata dai lettori. Che rapporto instauri con i testi che ti trovi a illustrare?
Quando leggo una storia per la prima volta, devo sentire qualcosa. Non so dire esattamente che cosa sia: è qualcosa di emotivo, intuitivo. Per accettare o rifiutare di illustrare una storia mi affido a questa intuizione, anche se, a prima vista, la scelta potrebbe non sembrare ovvia: lo so immediatamente se una storia mi ha preso e non mi lascerà più. Poi, quando comincio a illustrare, cerco di attribuire alle immagini diversi livelli di lettura e cerco di fare in modo che non siano immediatamente evidenti, lasciando all’attenzione e alla determinazione del lettore la possibilità di scoprirli.
Un buon esempio di questo è la Valentina de La voliera d’oro. Non ha mai l’aspetto di una principessa: sembra, invece, una bambina normale, che indossa abiti semplici e si pettina in un modo che non ha nulla di principesco. Non ha neppure quel tipo di bellezza stereotipata che ci si aspetta da una principessa letteraria. Eppure, nessuno l’ha mai messa in questione, perché corrisponde all’universo in cui vive, nel libro: è Valentina, una bambina normale che evidentemente ama disegnare, anche se nel testo non viene mai detto. E il fatto che disegni molto amplifica la sensazione che sia anche una bambina molto sola.
Cerco di dare ai miei personaggi una storia personale, elementi per spiegarne la psicologia. Ma la storia rimane perfettamente godibile anche se la lettura è superficiale e i livelli più profondi della narrazione non vengono colti.
Il personaggio di Valentina in La voliera d'oro, Carll Cneut, 2015.
L’intelligente anticonformismo di Rosmarino si legge in due dettagli: 1) non cambia aspetto esteriore, cambiando ambiente; 2) in alcune scene indossa l’unico cappello davvero diverso sia da quello delle fate sia da quello delle streghe. È un cappellino misterioso, non si sa da dove salti fuori, il testo non ne fa menzione. È una tua invenzione ed è molto bella.
Io non posseggo cappelli. Neppure un berretto, Mi dicono che se mi metto un cappello la mia testa sembra sproporzionatamente grossa. Ma i cappelli mi piacciono e so benissimo da dove viene il cappello di Rosmarino e perché lo indossa. Ma non lo posso dire. Mi piace che il lettore abbia qualcosa su cui farsi domande e il cappello e la sua origine servono proprio a far sì che chi legge faccia ipotesi sulla sua improvvisa comparsa e ragione di essere. Sono certo che se lo domandassimo ai bambini, otterremmo moltissime risposte ed è bello che tutte possano essere vere.
Lavori in corso per Rosmarino, Carll Cneut, 2017.
Anche la madre di Rosmarino, per nulla idealizzata e poco convenzionale, è definita cromaticamente. Nella seconda parte dell’avventura appare vestita di rosso e fin dal suo ingresso in scena indossa un cappello rosso. Cosa ti ha suggerito la scelta di questo colore?
Il rosso della mamma di Rosmarino è un soprabito. Sotto questo, porta un abito rosa. Il cappello rosso è un puro espediente visivo che aiuta a raccontare la storia e mette in risalto la sua figura.
Le streghe. Lavori in corso per Rosmarino, Carll Cneut, 2017.
Qual è stata la maggiore difficoltà che hai incontrato nel restituire visivamente questa storia?
Il difficile è stato trovare un giusto equilibrio fra la prima versione della storia e quella nuova. Ho avvertito la necessità di rimanere abbastanza fedele al libro originale, anche per evitare che qualcuno potesse avere la sensazione che non mi piacesse più (invece, continua a piacermi) Ma volevo anche che la storia acquisisse una nota di novità e di freschezza, in modo che potesse vivere per altri vent’anni.
Stai già lavorando a un prossimo libro?
In questo momento sto lavorando alle illustrazioni per una raccolta di storie di animali del grande scrittore olandese Toon Tellegen. E poi sto preparando una serie di lavori autonomi per una mostra che si farà l’anno prossimo.
Copertina. Lavori in corso per Rosmarino, Carll Cneut, 2017.