Ho visto per la prima volta Die grosse flut di Evelyne Laube e NinaWehrle a Lisbona, come giurato al concorso Ilustrarte2012 (di questa esperienza ho parlato qui). Uno strano libro. Una carpetta di formato verticale (165 x 255 mm.) che si chiude con eleganza sutre fogli di grande formato (980 x 500 mm) piegati in ventiquattresimoe raccolti. Niente colla, niente cuciture, niente altro checarta e inchiostro.
C'erano poitre strane illustrazioni, a matita e penna, con fondi sporchiche immagino realizzati in monotipia, o stampando una lastracalcografica vergine:
la prima affollata di coppie dianimali che si accalcano all'ingresso di un’arca appena costruita,in un cantiere abbandonato in fretta e furia dagli uomini, lasciandosul terreno materiali e utensili da costruzione;
la seconda popolatadi occhi spalancati nel buio della stiva di un’arca che si immaginain navigazione sulle acque del diluvio;
e la terza interamenteoccupata dal guscio di una tartaruga dal quale spunta la sola testa,guardinga e sospettosa, come a domandarsi se davvero sia tutto finitoe si possa ricominciare a vivere.
Illustrazioni affascinanti, dense di mistero, come densodi mistero è il testo della Bibbia che ci ha tramandato la vicenda, dallequali, oltre una straordinaria perizia tecnica e compositiva, trasparela capacità di interpretare il testo e di raccontare – o, meglio,evocare – le altre storie che da questo si dipanano.
Tuttala giuria ne è stata conquistata. E le illustrazioni si sono guadagnatela selezione e una menzione speciale. Qualche settimana dopo, da Seoulci è giunta la notizia che Die grosse flut e le sueillustratrici sono risultati fra i vincitori, sia nella categoria New publication, sia nella categoria Illustration, del 4th CJ Picture BookAward.
Tornato a casa da Lisbona, ho trovatonella posta – piacevoli scherzi del destino – unacopia del libro con un semplice biglietto scritto a mano conalcune frasi in inglese e l'indicazione di un sito web: www.itsrainingelephants.ch.Andate a visitarlo. Ne vale la pena.
Certo, direte, ma qui c’è di mezzo anche uneditore; un progetto che, stando a come è stato descritto qui, è frutto di più di una mente; uninvestimento in stampa e confezione. Vi concedo che tutto questo èvero e ha un suo peso. Ma questo rimane indubbiamente un modello alquale ispirarsi per realizzare, anche con poca spesa, anche a casa,anche con una semplice stampante inkjet e qualche foglio di carta ecartoncino un oggetto che sia in grado di rivelare la capacità nontanto e non solo di disegnare, il “dare luce al testo”, ma anchee soprattutto di pensare il libro come meccanismo narrativo e comeprodotto industriale.
AEvelyne e Nina auguro tutto il successo che meritano, certo checonquisteranno altri allori, oltre a quelli già guadagnati. E chiudocon un interessante confronto fra l’arca di Evelyne e Nina e quellache Massimo Caccia ha recentemente disegnato per C’è posto per tutti: in fondo èesattamente la stessa idea, ma la sua trasposizione in immagine è cosìdiversa per segno e atmosfera che ci ha fatto molto riflettere. Anchea proposito di quello che Alice Barberini ha scritto qui.