Charlot il clochard

Quarto martedì di festeggiamento dei 10 anni della collana Gli anni in tasca, uscita nel 2009. Oggi pubblichiamo un capitolo da Senza TV di Guillaume Guéraud (trad. Massimo Scotti). Buona lettura.

Nella sala della cineteca, seduto solo nell'ultima fila, c'è un vecchio clochard che assomiglia al pirata Barbanera.
Sta sempre là, vede tutte le repliche, viene a vedere tutti i film.
Nessuno si siede vicino a lui perché è vecchio e perché puzza e perché fa un po' paura.
Durante le proiezioni brontola sempre e beve il vino rosso anche se è vietato dalla direzione del cinema.
Scoppia a ridere spesso con i film di Charlot.
Charlot è un vagabondo che cammina con i piedi in fuori e fa girare il suo bastone da passeggio a ogni curva. Fa morire dal ridere perché fa sempre cadere un mucchio di cose soprattutto quando corre per scappare a dei loschi figuri che vogliono rubargli la fidanzata.
Il vecchio clochard ride un sacco in fondo alla sala. Certe volte russa anche. Ma si sveglia sempre appena Charlot bacia una ragazza e si mette a urlare: «Bravo Charlot, era ora! Dacci dentro, amico!».
Alla fine di ogni film, quando tutti si alzano per andare a casa, io rimango seduto per leggere i titoli di coda fino in fondo. Sono sempre l'ultimo a uscire. Ma a volte dopo di me c'è ancora il vecchio che ronfa anche se le luci si sono accese.
Scendo i gradini e il direttore della cineteca mi fa ogni volta mille domande sui film.
«Chi ha diretto Il covo dei contrabbandieri?».
«Fritz Lang».
«Chi ha interpretato la parte della ragazza in Tempi moderni?».
«Paulette Goddard».
«Chi fa il cattivo negli Ammutinati del Bounty?».
«Charles Laughton».
L'ho sconvolto. Ne approfitto per chiedergli qualcosa anch'io:
«Chi è quel signore vecchio che puzza e russa in fondo alla sala?».
Il direttore dà un'occhiata alle locandine appese nell'ingresso prima di confidarmi:
«Sarebbe Charlot, ma, lo hai visto anche tu, è invecchiato maluccio».
Così tutti hanno cominciato a chiamarlo “Charlot il clochard”.
Solo che certi genitori si lamentano. Dicono al direttore di buttarlo fuori perché disturba le proiezioni e ha un cattivo odore e beve e non è un bell'esempio per i ragazzi.
C'è addirittura una petizione che gira, per impedire a Charlot il clochard di frequentare la cineteca.
La mamma però si rifiuta di firmarla.
«Quanto è stupida la gente!» dice.
È la prima volta che la sento insultare qualcuno.
Il direttore della cineteca vuole molto bene a Charlot il clochard. Lo lascia anche entrare senza pagare. «Gli spettatori che si sentono disturbati non hanno niente da fare qui!», dichiara di fronte ai genitori incarogniti.
Un giorno, mentre sono in giro per la città con la mamma, a fare la spesa, vedo Charlot il clochard seduto per terra all'angolo di una strada. Ha una scodellina di stagno fra le gambe. Non sembra mica tanto in forma.
Vorrei dargli quaclosa ma non trovo niente nel portamonete di mia madre e allora rimango là davanti a lui e lo guardo.
«Cosa vuoi?» mi chiede dopo un po'.
Non so cosa dirgli.
«Vuoi farmi la foto?» rutta.
«Le è piaciuto Fanfan la Tulipe?» chiedo alla fine.
«Fanfan la Tulipe?».
«Sì, l'ultimo film che hanno fatto alla cineteca».
Scuote la testa: «Quello lì con i collant sembrava proprio una checca, ma le tette della Lollobrigida, quelle sì che mi piacevano!».
Mercoledì, quando vado a vedere La bella e la bestia, Charlot il clochard non c'è.
Ci chiediamo come mai non sia là in fondo alla sala come al solito.
Il film non inizia. Forse il protagonista aspetta Charlot il clochard. Nessun film è mai cominciato senza di lui.
Poi il direttore della cineteca attraversa la sala per venire davanti a noi e dirci che ha una triste notizia da comunicarci. Spiega che Charlot il clochard è morto domenica scorsa. E aggiunge che non lo hanno fatto apposta, ma La bella e la bestia era il film preferito di Charlot il clochard. E poi dice anche che, per rendergli omaggio, la proiezione di stasera è dedicata a lui.
Viene a tutti da piangere.

Nota di Jean Cocteau in apertura del suo film La Bella e la Bestia

L'infanzia crede che sia tutto vero ciò che le si racconta. Crede che, cogliendo una rosa, si possano attirare disgrazie in una famiglia. Crede che le mani di una bestia umana, dopo aver ucciso, comincino a fumare, e che la bestia ne abbia vergogna, quando una fanciulla viene ad abitare nella sua casa. E crede mille altre cose piene d'ingenuità.

Io vi chiedo un poco di questa ingenuità. E lasciate che vi ripeta quelle parole magiche, il vero “Apriti sesamo” dell'infanzia:

“C'era una volta...”