Creare un paesaggio immaginario.

Ovvero un laboratorio presso la Scuola Radice di Carpi

[di Eleonora Cumer]

Sono stata invitata a tenere un laboratorio presso Scuola Radice dalla direttrice e libraia Alessia Napolitano, conosciuta la scorsa primavera in occasione di un seminario a Bassano. La scuola, definita “piccola scuola di campagna”, in effetti è piccolina. È situata al limitare di Carpi, in un vecchio casolare che, come ogni casolare che si rispetti, comprende un ampio giardino. La prima cosa che ti colpisce, quando arrivi, è la fila di stivali di gomma posti al lato della casa, tutti ben ordinati.

Il venerdì mattina, accompagnata da mio marito nonché assistente, mi sono presentata carica di materiale. Era il momento dell’accoglienza, ma questo non ha impedito ad alcuni bambini di accompagnarci nell’aula e di mettersi a nostra disposizione. Da precedenti esperienze in laboratori con adulti, in cui avevo utilizzato la carta dipinta con i colori a tempera e il disegno con la forbice (come usava dire Matisse) e quindi creato dei lavori bidimensionali, mi è venuta l’dea di proporre ai bambini la medesima tecnica, aggiungendo però il pop-up e quindi sperimentando la forma tridimensionale. Tema: la creazione di una città surreale.

Preparati i materiali, suddivise le classi in due gruppi che hanno lavorato in tempi diversi, abbiamo dato il via al progetto a iniziare dai colori: quali i primari, quali i complementari, e come si creano. Con fogli bianchi e pennelli alla mano, gli stessi bambini hanno potuto sperimentarlo personalmente. Una volta preparati una serie di fogli di tutti i colori e messi ad asciugare, siamo passati alla seconda fase del lavoro: ogni bambino aveva disposizione un cartoncino bianco delle dimensioni di 29x42cm, lo ha piegato in due e con la forbice, seguendo le indicazioni, ha fatto dei tagli per realizzare dei pop-up di dimensioni diverse e su differenti piani.

Con il cartoncino e dei fogli colorati i bambini hanno iniziato a dare vita alla loro città fantastica: hanno tagliato, incollato, ricavato dalla carta case, alberi e persino navi e pesciolini. Insomma, hanno liberato la fantasia realizzando il proprio mondo immaginario.

Prima di esporre i lavori in una piccola mostra, abbiamo consegnato a ognuno un foglio colorato da abbinare al lavoro, per creare la copertina.

Dopo aver esposto il proprio manufatto e aver osservato con curiosità quelli degli altri, i bambini, senza che ci sia stato bisogno di dir loro nulla, hanno iniziato ad aiutare a riordinare, lavare i pennelli, gettare i pezzetti di carta inutilizzabili nell’apposito contenitore, riporre le carte dipinte per successivi progetti da realizzare con le loro insegnanti, pulire tavoli e pavimento.

Ho passato tutta la mattinata con i bambini della seconda, terza e quarta classe: prima un gruppo e poi l’altro, e tutti i partecipanti hanno prodotto il proprio libro da soli, anche i più piccoli. Alla fine, a corollario della bella esperienza, una piacevole sorpresa: un bambino del secondo gruppo, tutto orgoglioso, ci ha comunicato che i bambini più grandi stavano insegnando a quelli più piccoli, della prima classe, ciò che avevano appreso nel corso della mattinata.