Distesa estate, stagione dei densi climi...

Comprai L’estateincantata di RayBradbury, durante l’estate del 1985, in un'edicola.
Nella mia vita ho comprato pochi libri in edicola, ma quei pochili ricordo bene. Di solito questo accade in vacanza e per tre ragioni:la prima, è che spesso nei posti piccoli e sperduti dove vado, non cisono librerie e l'unico punto di diffusione della carta stampata, quandoc’è, sono le edicole; la seconda, è che questi libri adocchiaticasualmente, rappresentano dei lampi, dei deliziosi fuori programma nelpiano delle letture vacanziere, in cui confluiscono quei libri che mettoda parte durante l'anno sapendo di volergli e dovergli dedicare un tempopiù lungo e concentrato; la terza, è che questi volumi, fino a quelmomento sconosciuti, mi chiamano con forza irresistibile, al punto dafarsi comprare su due piedi, senza un'esitazione: in questi incontric’è, insomma, la forza di un destino e di un riconoscimento.
L’estate incantata (titolo originale,DandelionWine, cioè vino di dente di leone, otarassaco), sconvolse i miei piani di lettura e mi catturòa vita: vale a dire, mantenne tutte le promesse. È un granlibro. Che consiglio anche a chi sia in cerca di letture perlettori molto giovani, sulla soglia, cioè, di una trasformazioneradicale.
Insieme a Estiva di VincenzoCardarelli, per me questo libro rappresenta il più appassionatoed esatto inno all’estate - stagione di trapasso esistenzialmentecruciale, stagione data, aperta alla generosità della giovinezza. Percelebrare questo inizio d'estate, vi riporto la poesia di Cardarellie il brano di apertura del romanzo di Bradbury, il cui andamento,tradotto in linguaggio musicale, potrebbe equivalere a un “largo”.

Distesa estate, 
stagione dei densi climi

dei grandi mattini 
dell'albe senza rumore -

cisi risveglia come in un acquario - 
dei giorni identici, astrali,

stagione la meno dolente 
d'oscuramenti e di crisi,

felicità degli spazi, 
nessuna promessa terrena

può dare pace al mio cuore 
quanto la certezza di sole

che dal tuo cielo trabocca, 
stagione estrema, che cadi

prostrata in riposi enormi, 
dai oro ai più vasti sogni,

stagione che porti la luce 
a distendere il tempo

dilà dai confini del giorno, 
esembri mettere a volte

nell'ordineche procede 
qualchecadenza dell'indugio eterno.


Anne Brouillard, Le pays durêve

Era unamattina tranquilla e la città era ancora avvolta nel buio. Il tempodiceva che era estate: il vento aveva quel certo tocco e il respirodel mondo era lungo, caldo e lento. Bastava alzarsi e sporgersi dallafinestra per sapere che questo era il primo giorno di libertà e divita, il primo mattino d'estate.
Douglas Spaulding, dodicianni, appena sveglio, lasciò che l'estate lo cullasse nel flusso pigrodell'alba. Coricato nella stanzetta del terzo piano, col tetto dellatorre sopra di lui, Douglas si sentiva forte in quella stanza altache cavalcava il vento di giugno, nella torre più imponente dellacittà. Di sera, quando gli alberi si mescolavano in un'unica ombra,lui scoccava le sue occhiate in tutte le direzioni, come dall'alto di unfaro, sull'oceano di olmi, querce e aceri, mosso dal vento. E ora...
«Ragazzi!» sussurrò Douglas.
Aveva un’intera estatedavanti a lui, un’intera estate da cancellare dal calendario, giornoper giorno. Gli sembrava di essere come la dea Siva che aveva vistonei libri di viaggio, gli sembrava di avere anche lui cento mani concui avrebbe raccolto mele acerbe e pesche e naturalmente uva passa. Pervestiti avrebbe avuto gli alberi, i cespugli e i fiumi. Avrebbe gelato,volentieri, davanti alla porta del magazzino del ghiaccio, spiandola brina all'interno; e si sarebbe arrostito, con gioia, insieme aidiecimila polli della cucina della nonna.
Per il momento,tuttavia... lo aspettava un esercizio familiare.
Unavolta alla settimana gli permettevano di lasciare papà, mamma e suofratello minore Tom nella casetta attigua e di salire nella piccolatorre che sovrastava la casa dei nonni, alla quale si accedeva per lalunga scala a chiocciola che lui faceva sempre di corsa, al buio, e inquella torre degna d’uno stregone si addormentava fra lampi e visioni,per risvegliarsi al mattino al tintinnio di cristallo delle bottiglie dilatte. Allora bisognava compiere il rituale magico.
Si alzò,andò alla finestra e inspirò a pieno polmoni. Poi soffiò.
Illampioni stradali si spensero come candele su una torta nera. Soffiòancora, e ancora, e cominciarono a sparire le stelle.
Douglassorrise e puntò un dito.
Là, e poi là. Ora qui...
Rettangoli gialli si disegnarono sul vago terreno del mattinomentre nelle case si accendevano le luci. E un grappolo di finestrebrillò all'improvviso a chilometri di distanza, nella campagna immersanell'alba.
«Tutti sbadigliano e tutti si alzano.»
Sotto di lui la grande casa si sitiracchiò.
«Nonno,prendi la dentiera dal bicchiere!» Attese un tempo ragionevole, poi:«Nonna, bisnonna, friggete le frittelle!»
Il caldo aromadella pastella fritta si diffuse nei gelidi corridoi per svegliare ipensionanti, le zie, gli zii, i cugini in visita e tutti quanti.
«Strada dove abitano i Vecchi, svegliati! Signorina Helen Loomis,colonnello Freeleigh, signorina Bentley! Tossite, alzatevi, prendetele medicine, cominciate a muovervi! Signor Jonas, attacchi il cavalloe cominci a portare in giro il carretto!»
Le ville buie aldi là del crepaccio che divideva la città spalancarono i loro occhimaligni di drago. Fra poco, nelle strade del mattino, due vecchie signoreavrebbero pilotato una Macchina Verde elettrica, facendo segno a tuttii cani di scansarsi. «Signor Tridden, corra alla rimessa!» Fra poco,sovrastato da un nugolo di scintille azzurre, il tram cittadino sarebbesalpato per le vie pavimentate in rosso.
«John Huff CharlieWoodman, siete pronti?» sussurrò Douglas in direzione della Stradadei Ragazzi. «Pronti!» a lanciare palle da baseball nei prati umidi, asaltare sulle altalene che aspettavano, vuote in mezzo agli alberi.
«Mamma, papà, Tom, svegliatevi.»
Cominciarono a suonarele sveglie. L'orologio del municipio rimbombò. Gli uccelli si lanciaronodagli alberi come una rete che Douglas avesse gettato. E lui, il direttored'orchestra, li sentì cantare e indicò il cielo a oriente.
Ilsole spuntò dietro l’orizzonte.
Douglas si mise a bracciaconserte e sorrise del sorriso di un mago. Sissignori, pensò, tuttisaltano, tutti corrono, quando io comando. Sarà una bella estate.
Rivolse alla città un ultimo schiocco delle dita.
Leporte delle case si splancarono e la gente si affrettò a uscire.
Cominciò l’estate del 1928.

(trad. Giuseppe Lippi)


Le illustrazioni sono tratte dal bellissimo Lepays du rêve di AnneBrouillard, Casterman1996. Che trovate qui,in vendita.

Anne Brouillard, Le pays durêve