Il tappeto dell'Hortus

[dal Diario autunnale di Semidicarta*]

Siamo all’Hortus Urbis, un orto botanico e didattico situato nel Parco dell’Appia Antica nel cuore di Roma. Circondati dagli alberi, in questo posto magico ci si sente in un’altra dimensione. Ricorda i luci romani, i boschi sacri. Radure, isole di luce nel fitto del bosco, che nella storia hanno ospitato eventi e gesta mitici e che ancora oggi restano luoghi pieni di fascino e mistero.

Mi piace pensare che anche l’Hortus Urbis, per la sua posizione e per le attività che ospita, possa essere considerato un lucus. Qui si coltivano esclusivamente piante di origine antica, come tramandato dai testi di Columella e Plinio il Vecchio, che vengono lasciate crescere ad oltranza per poterne ammirare il completo ciclo vegetativo. Si fa giardinaggio, si dipinge, si intrecciano cesti, si raccontano storie e si parla di tutto ciò che di bello e grande, è ed è stata l’amicizia tra l’Uomo e la Natura.

Oggi è una bella domenica di novembre e siamo qui con molti bambini. Cosa facciamo, chiedono?
 Un tappeto naturale.
 E come si fa? 
Si costruisce un telaio come questo e si crea un ordito su cui si intrecciano fili d’erba, foglie e fiori. Un ordito? Ma cos’è?


Il materiale, e soprattutto il tavolo pieno di foglie, stimola la loro curiosità. Sulle loro labbra le domande sbocciano, una dopo l’altra. Cosi è meglio mostrare subito loro quello che potranno fare. Grazie alle potature degli alberi che avvengono proprio in questa stagione abbiamo a disposizione rametti per costruire i nostri telai. Se ne prendono tre o quattro e si legano le estremità con lo spago, ben strette. Uno due tre nodi. Poi con lo stesso spago si tendono i fili dell’ordito.
 Dài, proviamo!

I primi tentativi scoraggiano un po' i bambini. Ognuno agisce e reagisce in modo diverso. C’è il frettoloso che per sbrigarsi non tira abbastanza il filo; l’autonomo che non si lascia aiutare e tirando troppo il filo deforma il telaio; c’è il timido che rinuncerebbe subito all’impresa.
 Non so perché i bambini vadano di fretta. Forse perché sono abituati a correre dietro a noi adulti, forse perché il loro tempo è troppo pieno di un po' di tutto. Ci succede spesso di dover chiedere ai bambini di rallentare, rassicurandoli che non c’è nessuna fretta.

A volte penso che a scuola ci vorrebbe una lezione di Pazienza a settimana per imparare ad accettare difficoltà e insuccessi e saperne trarre insegnamento. Ma basterebbe accettare l'idea che il bambino ha i suoi ritmi, che sono più lenti e che, come ci ricorda Maria Montessori, bisogna consentirgli di esplorare il mondo con calma, con la libertà di imparare al suo ritmo naturale. E a me sembra che questo ritmo si avvicini molto a quello della natura.

I bambini che arrivano all’Hortus sono un fermento di energie: ogni volta è bello vedere come le attività che si praticano in questo luogo e la fisionomia stessa del luogo, servano da catalizzatori, e riescano a indirizzare queste risorse in una direzione creativa.


La costruzione del telaio e dell’ordito sono parte fondamentale di questo laboratorio, soprattutto per quei bambini meno abituati e stimolati a fare e a creare con le mani. È una pratica che aiuta a raggiungere il livello di concentrazione necessario per dare poi libero sfogo alla creatività.

Sul tavolo in bella mostra, i fili verdi della Festuca, le foglie rosse della Vite americana, i carnosi grappoli violacei della Phytolacca, le bacche rosa della Berretta del prete, ahimè velenose e da maneggiare con cura, le lunghe e profumate foglie di Eucalipto stanno come colori sulla tavolozza del pittore. E proprio come abili pittori i bambini ora possono scegliere da soli cosa intrecciare per il loro tappeto.

Il nostro telaio è il luogo degli intrecci, come l’Hortus è il luogo degli incontri.
 Frequentato da botanici, appassionati, curiosi, creativi, artisti, giornalisti, bambini, ognuno dona a questo posto qualcosa di sé. La conoscenza, la pazienza, l’entusiasmo, il tempo, l’allegria.

Ognuno sostiene come può Zappata Romana, l’associazione che da quattro anni ha “tracciato l’ordito”, creato lo spazio dove prende forma, stagione dopo stagione, il tappeto dell’Hortus.
 Discreto e silenzioso scorre su un lato l’Almone, il piccolo fiume sacro dell’Agro Romano che nasce dai Colli Albani e assicura umidità alla terra dell’orto.

Un tempo, neppure troppo lontano, faceva girare il mulino della Vecchia Cartiera Latina, situata proprio a fianco dell’Hortus, di cui ancora oggi si possono visitare i locali e i cui macchinari sono sparsi un po' ovunque.

In questa atmosfera un po' magica e un po' sospesa, circondati dagli alberi e dai loro abitanti discreti, scompigliati dal venticello d’autunno, i bambini, intreccio dopo intreccio, hanno realizzato il proprio personale tappeto naturale. Unico come ognuno di loro.
 Giusto il tempo di salutarci e arriva la pioggia di novembre a far felici le piante dell’orto che l’aspettavano silenziose.

Prima di andar via abbiamo appeso un tappeto sull’ingresso dell’Hortus Urbis, per ricordare ai passanti l’amicizia che da sempre lega l’Uomo alla Natura.

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L’Associazione SEMIDICARTA è stata fondata nel 2009 da Gioia Marchegiani e Cristiana Pezzetta. Svolge laboratori artistico creativi, storico-archeologici e di promozione alla lettura presso biblioteche, scuole e librerie di Roma e non solo. Presso Hortus Urbis realizza laboratori ispirati al mondo della natura.