La bellezza del bruco

Da qualche giorno è in libreria Che bello! di Antonella Capetti e Melissa Castrillon: la prima delle uscite di questo 2017. In questo post Antonella racconta come è nato questo libro, e noi la ringraziamo. Che bello! sarà presentato sabato 25 febbraio allo Spazio Libri La Cornice di Cantù, in via per Alzate 9, dalle 16.30 alle 18.30, dall'autrice e dall'editore Paolo Canton, seguiranno laboratorio e merenda, l'ingresso è libero. Il 16 marzo presenteremo il libro da Spazio b**k, in via Lambertenghi 20, alle 19, a Milano, insieme all'autrice, l'ingresso è libero. Infine, alla Fiera di Bologna il giorno 5 aprile, alle ore 17.00, allo stand Topipittori (D/36 hall 29), firmacopie con Antonella Capetti e Melissa Castrillon.

[di Antonella Capetti]

Sono passati più di due anni, e ritrovare il post da cui tutto ha avuto inizio si sta rivelando più complicato del previsto. Così vado a memoria, sperando di ricordare bene.

E insomma: Giovanna, la Zoboli, è una gran pedalatrice. Nel suo pedalare, le capita di incontrare esseri viventi di specie diverse, a due, quattro o più zampe; talvolta senza. Su uno di questi incontri, a settembre 2014, scrisse un post, che, come molti dei suoi, mi fece pensare.

Da pochi mesi, avevamo, io e le Enrichette (ovvero le partecipanti al corso Leggerescrivere 2014, tenuto da Giovanna Zoboli presso lo Spazio BK, e membri del gruppo segreto Enrico di Ferro), terminato il corso, e il concetto di matrice, ovvero di nucleo fondante di una narrazione, era talmente presente in me da farmi iniziare storie su (quasi) tutto: maggiolini, brodi caldi, anatre viaggiatrici e orsi rancorosi. Tutte, però, tendevano ad arenarsi di fronte a qualche ostacolo, e a giacere a lungo, incomplete e dolenti, in diverse cartelle sparse sul desktop del computer.

Quella del bruco, no: quella del bruco nacque, appunto, a settembre. Se ben ricordo, Giovanna aveva fermato la bici, l’aveva raccolto da terra usando un ramoscello e, dopo averne ammirato la bellezza, l’aveva lasciato alle sue occupazioni.

Che bello! è nato quel giorno, e nel giro di un paio di mesi la storia era finita.

Questo bruco, rapito dalla mano (meravigliosa, è una delle tavole di Melissa che amo di più) di una bestia a lui sconosciuta, mi affascinava e, soprattutto, mi interrogava.

Che ne era stato di lui, dopo l’incontro con Giovanna? Che effetto avevano avuto su di lui le sue parole di meraviglia e stupore? (E, mentre scrivo, penso: che effetto hanno, su di noi, le parole? E che effetto avrebbero, se fossero, come per il bruco, di meraviglia e stupore? Non è solo l’amore che cresce un bambino che si affaccia alla vita: ma è il nostro sguardo su di lui, e le parole che riusciamo a trovare per raccontarlo, e raccontargli il mondo).

La sua vita precedente doveva esser stata ben placida e quieta; ma, ora, lo immaginavo affannarsi per il bosco alla ricerca del significato della parola bello. Una sola, brevissima frase, e tutto era cambiato; nulla era più come prima.

Il bruco cercava, domandava, ascoltava risposte; e nel frattempo, in modo assolutamente naturale, arrivò anche il finale.

Così, scrissi a Giovanna: non alla Giovanna editrice, ma alla Giovanna pedalatrice, che mi aveva regalato il bruco. E le scrissi perché, in quanto mano che reggeva il ramoscello, e voce che pronunciava: «Come sei bello», la frase da cui tutto aveva avuto inizio, mi sembrava giusto fosse lei la prima a leggere la storia.

Speravo che i Topi la pubblicassero? Probabilmente sì, anche se, davvero, in quel momento era solo un pensiero lontano. Così posso sinceramente dire che, dell’istante in cui la loro risposta arrivò, più che la felicità, ricordo l’incredulità.

In questi due anni e mezzo, il bruco mi ha accompagnato a lungo, prima nei pensieri, poi nelle prove e nelle magnifiche illustrazioni definitive di Melissa Castrillon, scelta dagli editori per raccontare questa storia.

Lo guardavo, e non potevo fare a meno di immaginare che fosse davvero come noi, così fragili al cospetto delle parole, ma così potenti quando ne conosciamo il significato profondo e sappiamo padroneggiarne l’uso; come noi, con una o più domande nella mente, alla costante ricerca di risposte, e di qualcosa che dia significato all’esistenza. Così credo che molta parte del percorso sulla bellezza delle parole svolto lo scorso anno a scuola con i miei ragazzi, e che ha contribuito alla realizzazione del nostro libro di poesia Io potrei essere tutto, sia nato anche grazie al bruco, e alla sua ricerca di senso sulla bellezza, e le parole.

E non smetto di pensare che, come al bruco, anche a noi possa capitare, mentre si cerca, di rimpiangere la quiete della vita precedente, o di ottenere risposte diverse da quelle attese, o di avere una cornacchia che ci soffi sul collo la sua continua e disillusa contrarietà.

Ma poi, basta uno sguardo al cielo, e tutto tace.