La Grand Illusion ovvero libri difficili, invendibili, illeggibili

[di Diletta Colombo]

Mi è venuto un colpo quando Giuseppe Zapelloni, l'editore de La Grande Illusion, mi ha chiesto di partecipare al convegno Esperimenti d'autore e sperimentazioni editoriali. Tra libertà espressiva e mercato con le autorevoli voci di Guido Scarabottolo, Maurizio Minoggio, Mario Piazza presso la Borsa di Milano, in occasione di Bookcity 2016.

La Borsa è l'impero del mercato, il luogo per definizione dove domanda e offerta si incontrano. La sua sontuosità e ricchezza mettono i brividi a pensare a una piccola casa editrice indipendente che si muove tra letteratura, grafica e illustrazione per trovare con fatica l'equilibrio tra la libertà di sperimentare e la sopravvivenza economica.

Guido Scarabottolo, Macchie solari, La Grand Illusion.

Se osserviamo il mercato dei libri illustrati per adulti che negli ultimi anni sta pian piano prendendo piede, il catalogo de La Grande Illusion non regge al confronto con ottimi titoli di successo: L'Atlante delle isole remote (Bompiani), English is not easy (Rizzoli) e Gli Amanti (Gallucci) sono libri attraenti e immediati, lineari anche nel loro spirito ironico e folle.

Una manna per i librai, si vendono da soli.
 Giallo enigmistico, una raccolta di crittogrammi immaginati da Danilo Premoli, Leftlovers-Rimasugli, coi surreali medaglioni tondi sulla morte illustrati da Sergio Ruzzier o Macchie solari, coi disegni neri tutti aggrovigliati e sovrapposti di Guido Scarabottolo, sono illegibili. Tanto più che le loro copertine si dichiarano sfacciatamente scarne e monocrome. 
Una disgrazia per i librai, sono invendibili.

Un passo indietro: “illeggibili”? 
La parola arriva come un'illuminazione e porta direttamente la mente ai Libri illeggibili di Bruno Munari.

Sergio Ruzzier, Leftlovers-Rimasugli, La Grand Illusion.

Che significa “illeggibili”? Che sono stati libri per nessuno? Libri morti? 
Oppure che vita hanno avuto? Chi li ha comprati e perché?

Guardando la loro storia si scopre in realtà che, al di là della cerchia degli amici e dei fans, di vite ne hanno avute molte tra collezionismo e antiquariato, come regali per divertirsi, oggetti di studio e fonte di ispirazione creativa o come giochi didattici per l'infanzia.

Tante vite quante sono le persone, perché la bellezza dei libri “illeggibili”, che viaggia su un modo di comunicare meno scontato e più aperto alle interpretazioni, ha splancato la strada a infiniti gusti e usi.

Sfogliando inoltre Da cosa nasce cosa si scopre per caso un dato interessante che passa sempre inosservato: nel 1950, i Libri illeggibili vennero presentati per la prima volta alla libreria Salto di Milano, importante luogo di ritrovo e di ricerca per artisti, architetti e lettori.

I libri “illeggibili”, hanno, quindi, non solo molte vite, ma prendono vita anche  a partire dai luoghi che li sanno proporre, raccontare e valorizzare.
 Le librerie.

Danilo Pontremoli, Giallo enigmistico, La Grand Illusion.

Luoghi come Salto, Milano Libri o i Libraccio degli anni d'oro hanno avuto un potere enorme nel catalizzare con la loro varietà, profondità e ricerca di catalogo illustrato un pubblico vastissimo, multiforme e affascinante che ha fatto prendere il largo a libri apparentemente incomprensibili.

Sono librerie che, oltre ai titoli “facili”, hanno lavorato sulle nicchie di mercato, puntando con fiducia e coraggio sulla molteplicità umana e sulla diveristà dei gusti e degli usi. Senza ghettizzare come “ciliegine sulla torta” libri e cataloghi particolari su scaffali speciali, li hanno mischiati in mezzo al resto della produzione editoriale, tra libri italiani e stranieri, usati e nuovi, per adulti o per bambini, con parole o con immagini, tra pezzi costosi e a due euro.

Al libraio, di certo, è chiesta in questi casi una bella fatica, perché se non si scopre con curiosità un progetto editoriale e non lo si intuisce, non lo si può nemmeno mettere in mostra o raccontare, facendo da ponte per gli occhi meno allenati.

Perché se “la cultura è fatta di soprese” (Bruno Munari, Da cosa nasce cosa), esiste sempre un occhio che cerca, ma servono anche luoghi che offrano sorprese. Luoghi reali di scambio e non solo quelli astratti degli affari.

La vita di un editore come Giuseppe Zapelloni e di tutti coloro che fanno “libri illeggibili” come altra forma di comunicazione, corre sul filo sottile tra facile e difficile, lineare e complesso, vendibile e invendibile.
 Una bella sfida commerciale. E mentale.

Bruno Munari, Libri illeggibili, Corraini 1984.