Lettere di Scienza

Immaginate di ricevere una busta con il vostro nome e il vostro indirizzo scritti a mano. Dentro, contiene una letterina, sempre scritta a mano in bella calligrafia. Mentre vi state chiedendo chi ve la possa aver spedita, scoprite con sommo stupore che questa lettera vi sta raccontando vita morte e miracoli della sula dai piedi blu e ve l'ha mandata una ragazzina di Modena di cui fino a un attimo prima ignoravate l'esistenza.
Ecco, si tratta di un progetto che a noi è parso bellissimo: scrivere a sconosciuti, scelti a caso, Lettere di Scienza, ovvero a tema scientifico scelto a piacere dai ragazzi. Un progetto sviluppato da Barbara Cuoghi, insegnante di scienze, durante il lockdown per far sì che lo spirito di scoperta e la vena scrittoria dei suoi ragazzi non si affievolissero. Lo racconta qui.

[di Barbara Cuoghi]

Per Natale mio marito mi ha regalato l’abbonamento al progetto Apri! cioè racconti di autori non noti al grande pubblico, a volte corredati da fotografie, biglietti di concerti o playlist musicali e inviati per posta.

Inutile dire che il regalo è stato molto gradito e che tutti i mesi aspetto la busta con trepidazione sottile. Mi piace aprirla, svolgere il foglio, magari annusarlo, trovare la lettera scritta a mano con una grafia che non conosco e che mi apre le porte di una nuova storia. È un piacere che so appartenere anche ad altri, molti. Mio figlio, per esempio, si entusiasma quando d’estate gli amici o i nonni gli inviano le cartoline perché sanno che a lui dà molta gioia avere in mano la prova tangibile che qualcuno di caro lo ha pensato e si è preso la briga di acquistare la cartolina, scriverla e imbucarla, invece di mandare un messaggio sul mio cellulare, che pure è gradito, ma è accolto diversamente e ha vita breve.

Insomma, è finita che su questo bel regalo ci ho fatto un post su Facebook, perché credo che iniziative così originali e brillanti vadano sostenute e debbano essere diffuse. Ed ecco che leggendo di Apri! Laura Blasiol, una mia cara amica di lunga data, anche lei insegnante di matematica e scienze, ha raccontato che nella sua scuola, in Val di Non, il professore di arte aveva svolto un progetto simile, ma di Postarte. Aveva cioè inviato disegni dei ragazzi a sconosciuti pescati a caso sull’elenco telefonico e il riscontro inaspettatamente positivo è stato che i destinatari hanno risposto, inviando a loro volta cartoline di ringraziamento alla scuola. Quest’esperienza mi è sembrata uno scambio stupendo e vivo, una porta spalancata tra ciò che accade a scuola e ciò che si verifica fuori, nelle case di tutti. In un periodo storico così improntato alla chiusura fisica degli spazi, ma, di riflesso, anche dei percorsi formativi e delle modalità di interazione personale, questo imperativo più che esortativo, Apri!, e il bravissimo professore di arte hanno chiaramente indicato una strada alternativa da percorrere.

Quindi, ho semplicemente deciso di fare altrettanto, spostando il focus del gioco sulle scienze e chiedendo aiuto alla mia collega di Lettere, sempre disponibile a sperimentare, e ai genitori dei ragazzi della classe terza in cui insegno matematica e scienze, che hanno approvato con entusiasmo l’idea e ci hanno fornito i materiali per realizzarla.

Così è nato il progetto delle Lettere di Scienza.

I ragazzi sono stati chiamati a redigere un breve testo a carattere scientifico, con un foglio A4 come unico limite imprescindibile. Il progetto è partito tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo, nel delicato periodo in cui anche la secondaria di primo grado è stata di nuovo chiusa, così come le biblioteche. Perciò i ragazzi, per documentarsi, hanno avuto a disposizione i testi che già possedevano a casa: riviste scientifiche o articoli letti su quotidiani e la sterminata mole di informazioni (non sempre corrette) presenti in rete. Ci tengo a precisare questo perché è stato loro chiesto di produrre un testo originale, che non fosse un banale copia-incolla da pagine online, e che fosse validato. In questo senso il metodo di lavoro che ha preceduto la stesura della lettera è stato rigorosamente stabilito: prima documentazione, poi verifica, infine rielaborazione personale. Per quanto riguarda i contenuti, invece, i ragazzi sono stati lasciati liberi di scegliere: le lettere che hanno scritto trattano, infatti, di un particolare argomento di interesse personale o sono il commento a una scoperta rilevante, oppure riportano una breve biografia di un uomo o di una donna di scienza, il tutto corredato da una piccola autopresentazione da inserire in una normale busta da lettera e poi da spedire a destinatari sconosciuti, scelti a caso dalle Pagine Bianche.

Un esempio di Lettera di Scienza.

Così sono stati inviati in giro per la penisola Rita Levi Montalcini, Guglielmo Marconi, Enrico Fermi, Nazareno Strampelli, Newton, May Britt Moser, ma anche sule dai piedi blu, squali, temporali, la rivoluzione verde, le lagune cilene, la costellazione del Capricorno, l’antimateria e tanto altro. Non ci siamo fatti mancare davvero niente! Scherzi a parte, il compito non era per niente facile, lo so. Quanti adulti sarebbero in grado di portarlo a termine, senza battere ciglio? Se vi si chiedesse un testo di cinquemila battute sugli OGM sapreste redigerlo? Se vi si chiedesse di raccontare la vita di Maryam Mirzakhani, sapreste andare oltre Wikipedia?

Maryam Mirzakhani.

 

May Britt Moser e Isaac Newton.

Guglielmo Marconi.

 

Rita Levi Montalcini e Nazareno Strampelli.

Le Lettere di Scienza, per loro natura e brevità, impongono ricerca e riflessione, poco importa che i dati siano raccolti dalla rete o da fonti cartacee: è essenziale che le parole siano significative, esatte, vere (fino a prova contraria). In poche parole: il cuore della comunicazione scientifica di qualità.

Prima di cominciare ci siamo chiesti quale obiettivo volessimo raggiungere e per farlo abbiamo provato a metterci nei panni di una signora che ama smodatamente la pizza, fa la pittrice, vorrebbe tanto andare a sciare e, invece, si ritrova tra le mani una lettera che le parla di Stephen Hawking e dei buchi neri; oppure nei panni di un signore alla moda che gestisce un negozio di scarpe, ha sette gatti a pelo lungo, è iscritto al club della scala quaranta e gli capita una missiva in cui gli si spiega come e perché si formano i fulmini. Abbiamo capito che gli scritti, oltre a essere relativamente concisi, avrebbero dovuto essere precisi, ma non noiosi, informativi, ma non specialistici e, soprattutto, devono destare la curiosità dei lettori. Cioè ci è stato subito chiaro che questa nostra alfabetizzazione scientifica dal basso (o, meglio, dal giovane), avrebbe funzionato se fosse stata in grado di strappare un sorriso di sorpresa e un moto di interesse, magari accendendo in qualcuno dei destinatari il desiderio di approfondire autonomamente, farsi delle domande, cercare risposte.

I fulmini sulla cui formazione un signore alla moda imparerà tutto.

Ovviamente sappiamo benissimo che si tratta di obiettivi alti e difficili da raggiungere, perché gli adulti sono distratti oltre che quotidianamente travolti da un’infinità di doveri e compiti da portare a termine entro sera (in un periodo come questo, poi, che ci mette tutti a dura prova). Ma chissà…noi siamo fiduciosi!

Aggiungo e concludo con una nota di ulteriore e sfrenato ottimismo: queste nostre Lettere di Scienza si candidano per diventare “contagiose”, ovvero vorrebbero essere le protagoniste di un progetto condiviso e duraturo di alfabetizzazione scientifica della cittadinanza italiana (ma anche internazionale) a opera degli studenti di ogni latitudine.

La sula dai piedi blu.