Molti gatti alla rinfusa

[di Giovanna Zoboli]

Ho inziato a lavorare con Simona Mulazzani quando è nata Topipittori. Filastrocca ventosa è stato il nostro primo libro insieme e il secondo in assoluto della casa editrice. Poi di libri ne abbiamo fatti altri sei: praticamente uno ogni due anni. L'ultimo è Gatto Felice, già venduto negli Stati, Uniti, in Russia, in Corea e, incrociamo le dita, quasi in Spagna. I nostri libri sicuramente sono fra i più venduti del catalogo Topipittori, amati in pari misura da bambini e adulti. E anche fra i più tradotti all’estero: insieme siamo state a New York, San Francisco, Stoccolma, ogni volta per eventi organizzati intorno ai nostri libri.
 Simona, a mio avviso, è uno dei migliori illustratori in circolazione. Ha collaborato infatti con i migliori editori, non solo in Italia, ma in tutto il mondo.

Tavola e schizzi di prova per le tigri di Gatto Felice.

Se questo dato, tuttavia, non è noto come dovrebbe essere, è perché Simona verso il successo dei propri libri ha un atteggiamento curioso: appena li ha fatti, se li dimentica e passa ad altro. E soprattutto le manca completamente l’approccio autoriale: la sua figura non è mai al centro della creazione, ma sempre periferica e al suo servizio. Perciò niente social, niente promozione personale, niente contatto con i propri ammiratori o con la comunità degli illustratori, poche mostre, poche interviste. Insomma, Simona si tiene fuori. E non per una presa di posizione, non sarebbe lei, altrimenti. Il fatto è che Simona non ci pensa, non è nelle sue corde, forse perché è una persona molto timida e riservata. Il suo rapporto con i libri somiglia più a quello che ha un artigiano con la sedia che costruisce che quello dell’artista con la sua opera. 

Perciò oggi, quello che farò, è raccontare come lei lavora cercando di restituirlo proprio come lei me lo ha raccontato, con grande gentilezza, e laconicamente, durante una telefonata.

Schizzi per il protagonista di Gatto Felice.

Comincio da un’affermazione interessante e che più o meno suona così: «I libri che ho fatto con voi mi sono poi accorta che nella mia produzione rappresentano degli esempi. Cioè sono libri in cui ottengo dei risultati che poi applico successivamente agli altri libri che faccio. E poi sono dei libri che mi diverto a fare, forse perché mi sento molto libera.»
 E continua: «Quando ho un libro nuovo da fare, ci giro intorno per un po’. Per cominciare, inizio a disegnare le prime cose che mi vengono in mente durante la lettura del testo. A volte sono cose che non c’entrano nemmeno nulla con quello che ho letto.

 

Schizzi per il protagonista di Gatto Felice, più tavola definitiva.

Dopo questa prima fase, in cui fermo i primi appunti, smetto di disegnare e mi metto a cercare delle immagini che mi possano essere d’ispirazione. Guardo libri, riviste eccetera, in cerca di un soggetto, un’atmosfera, un colore che possano portare il mio lavoro fuori dalle abitudini. Ho bisogno che ci sia qualcosa di nuovo nel mio lavoro, se no mi annoio. 
Quando trovo un’immagine giusta, qualcosa che mi indica la direzione che stavo cercando, mi fermo. Qui di solito comincia la fase della documentazione. Anche questa è una fase del ‘guardare’, non ancora operativa. Quando comincio un libro, infatti, ci devo entrare a poco a poco. Non posso dedicargli un’intera giornata. L’immersione totale arriva dopo, quando ci inizio davvero a lavorare. Prima posso dedicare al nuovo progetto solo qualche ora al giorno, in uno stato di fluttuante concentrazione.

Per Gatto Felice mi sono dovuta documentare sulle specie feline presenti nella storia, nella quale ci sono specie note, come le tigri e i leoni, ma anche la lince, il puma, il leopardo delle nevi. Animali che non avevo mai disegnato e su cui perciò ho dovuto cercare materiali visivi. E poi nella storia ci sono anche delle ambientazioni geografiche precise: la yurta russa, i canyon americani… anche queste hanno richiesto un po’ di studio. Così come alcuni cibi citati, come i blinis col caviale.

Schizzi per lince, leopardo delle nevi e pantera, più tavola definitiva

Per trovare il personaggio di Gatto Felice, invece, mi sono messa a disegnare. Ho disegnato molti gatti, alla rinfusa, e molti di questi sono poi quelli che si trovano nel risguardo finle del libro. Non ho mai un’idea precisa di come sarà un personaggio, è solo disegnandolo che riesco a vederlo. Dalla massa di gatti felici che ho disegnato è uscito quello giusto. Io, a dire la verità, non so mai bene quale sia la versione giusta del personaggio di un libro. Di solito c’è bisogno che me lo dicano gli altri: io sono sempre molto dubbiosa e critica rispetto a quello che faccio. Finché qualcuno non mi dice che va bene, non riesco a capirlo. Quando qualcuno mi dice che lo trova bello, allora lo vedo anch’io. Il Gatto Felice giusto l’avete scelto voi fra tutti gli schizzi che vi ho mandato. All’inizio ero un po’ perplessa perché a me ne piaceva un altro che aveva dei grandi occhioni. Ma in ogni modo per me la vostra scelta andava bene.

Schizzi per il protagonista di Gatto Felice.



A questo punto ho iniziato le tavole. Ho fatto solo qualche schizzo per lo storyboard, di solito con voi faccio così. Per esempio, con gli editori americani devo consegnare uno storyboard completo e molto dettagliato, in modo che sia subito chiaro come sarà il libro. Gli americani poi chiedono anche molte modifiche, vogliono che tutto sia fatto secondo le loro indicazioni. Con voi, invece, posso anche permettermi di iniziare subito con le tavole definitive. Mi sento molto libera. Per esempio per Una famiglia di topi ho fatto così. Su ogni tavola ho ragionato moltissimo mentre la facevo: dove mettere cosa, come disporre i personaggi. Le pagine più difficili le lascio sempre per ultime, quelle che proprio non so come fare, e non mi viene in mente niente.

Schizzi per il protagonista di Gatto Felice.



Di Gatto Felice la cosa più difficile è stata il formato scelto, il fatto che il testo fosse fuori dall'illustrazione, al piede della pagina, in uno spazio apposito. Di solito le mie illustrazioni sono tagliate al vivo, invece l’impostazione di queste doppie pagine mi ha imposto che si vedessero i margini delle tavole. Il formato è importante, è una delle prime cose che tengo in considerazione quando comincio un progetto per capire come deve essere l’immagine, cosa ci posso mettere all'interno.

Fra i miei soggetti preferiti, si sa, ci sono gli animali, da sempre. Mi piace disegnare animali antropomorfizzati e uomini animalizzati… In questo ultimo periodo, però, mi è venuta voglia di disegnare degli esseri umani, non bambini però. Di solito sono i bambini che mi vengono richiesti, e un po’ mi sono stufata. Invece avrei voglia di fare dei ritratti di persone adulte, forse anche avere l’opportunità di fare illustrazioni non solo per bambini.

Schizzo per il protagonista di Gatto Felice e tavola eliminata.

Per le mie illustrazioni uso i colori acrilici. Spesso i piccoli dettagli li realizzo con il collage, specie dove è richiesta una decorazione, come in oggetti o indumenti Per questi dettagli uso carte decorate, in particolare le carte giapponesi per gli origami, ma anche altre. Cercarle e trovarle mi piace.

Ho cominciato a illustrare, tanti anni fa, soprattutto facendo cose in bianco e nero, come per La gabbianella e il gatto, per esempio. Libri che avevano solo la copertina a colori. Poi pian piano ho iniziato a fare albi illustrati, che erano quel che volevo fare. Un tempo ci mettevo anche una settimana per fare una sola tavola, ero molto insicura, e avevo sempre paura di non essere capace. Adesso non è più così, mi sento più sicura e ci metto meno tempo per fare un lavoro, per fortuna. In compenso guardando i miei primi lavori mi chiedo se non per caso non abbia perso quella freschezza che hanno le mie prime illustrazioni, quando ero meno in grado di controllare il segno.

I progetti che mi piacciono di più sono quelli che hanno delle storie che mi lasciano libera di immaginare, e che immediatamente mi fanno venire in mente delle immagini. Testi troppo descrittivi mi irritano. A volte, invece mi sono accorta che magari una storia per me difficile, che all’inizio non mi fa venire in mente niente, poi forzandomi a trovare una soluzione mi fa venire fuori immagini nuove, che non mi sarei aspettata. Insomma, non si può mai dire, quale sia il progetto ideale.

Schizzi per il protagonista e per la penultima tavola di Gatto Felice, più tavola definitiva.