Traduzioni & albi illustrati

Alla scorsa Bologna Children's Book Fair, al Caffè Traduttori ho partecipato (Giovanna Zoboli) a una tavola rotonda dal titolo Cosa traduciamo quando traduciamo libri per bambini, con Francesca Archinto di Babalibri, Della Passarelli di Sinnos, Loredana Baldinucci del Castoro; coordinatrice Simona Mambrini. Tema: le politiche editoriali in merito ai criteri di scelta dei libri da tradurre, esperienze e problematiche. È stato un incontro molto vivace e interessante, seguito con attenzione da una gran folla di pubblico, cosa che mi ha sorpreso, dato che quello della traduzione è un ambito molto specialistico.
In questo post riassumo quello che ho spiegato (ma solo in parte dato il tempo limitato) del nostro rapporto con le traduzioni, raccontando in sintesi quando e come una casa editrice come la nostra, centrata particolarmente sulla pubblicazione di libri illustrati, ricorra alla traduzione.

Ho cominciato con il caso più classico (e quello per noi meno frequente): traduzione di romanzi in lingua straniera. In questo caso, si tratta di Guillaume Gueraux Senza tv, tradotto da Massimo Scotti e di Un altro me, entrambi nella nostra collana Gli anni in tasca, romanzi autobiografici di infanzia e adolescenza, e unici due titoli non prodotti da noi, di cui abbiamo acquisito i diritti. Il primo è stato tradotto da Massimo Scotti; il secondo, da me. Nel caso di Senza tv, la traduzione è stata affidata a un traduttore scelto in base alla consonanza con il testo sia per la sua approfondita conoscenza del cinema, tema su cui nel romanzo è centrato, sia per il registro ironico che lo contraddistingue (Massimo Scotti, oltre che nostro autore, è professore di letteratura comparata, e traduttore). Per quanto riguarda Bernard Friot, mi sono sentita di tradurre Un altro me, perché leggendolo mi è parso di averne colto immediatamente la tonalità narrativa; quindi, nonostante un'esitazione iniziale, dato che non sono una traduttrice professionista, ho pensato che sarei stata in grado di restituirla con fedeltà. Con Bernard c'è stato poi uno 'scambio' di traduzioni dato che è stato lui tradurre l'edizione francese di Albin Michel del mio Il grande libro dei pisolini.

Topipittori, fin dal principio della sua storia, nel 2004, ha progettato libri con l'idea di proporli all'estero. Quindi in questi dodici anni, in percentuale, i titoli acquisiti, rispetto a quelli prodotti, sono pochi. Il criterio con cui compriamo i diritti di un libro è quello del colpo di fulmine: perché possa entrare nel nostro catalogo un libro ci deve apparire irrinunciabile. Dentro me, di Alain Cousseaux e Kitty Crowther, lo è stato e rappresenta bene il tipo di libro che decidiamo di pubblicare. In questo caso, a una illustratrice eccezionale e a un testo bellissimo (ma dal punto di vista della traduzione, difficile e complesso perché essenziale, quasi esoterico, fortemente simbolico), si affiancava un tema, quello della parte oscura, negata, che abita gli esseri umani, raramente trattato nella letteratura illustrata per ragazzi. La traduzione è stata fatta in collaborazione con Anna Cairanti. La casa editrice da cui l'abbiamo acquisito è Memo con cui abbiamo forti affinità di gusto e di idee (e da cui abbiamo comprato anche Tondo tondo quadrato di Fredun Shapur). Nell'immagine osservate la differenza di carta e di bianco delle due edizioni. In un libro illustrato infatti non si traduce solo il testo, ma l'intera edizione, perché tutto in un libro illustrato fa parte della narrazione: dalla copertina ai risguardi al frontespizio, al formato, alla carta eccetera.

Il medesimo discorso vale per la casa editrice portoghese Planeta Tangerina di cui siamo stati i primi ad acquisire i diritti in Italia, con Quando sono nato e P di papà, due nostri best seller: in questo caso non c'è stato bisogno di adattare l'edizione per la forte affinità fra le nostre impostazioni e scelte grafiche, vedi per esempio il formato e la carta. I testi di questi libri sono stati tradotti da noi. Come noi, Planeta ha una forte vocazione creativa per cui acquisisce pochi diritti di libri stranieri, ed è invece molto motivata alle vendite all'estero, quindi progetta un tipo di libro nato per incontrare un gusto internazionale. Per questo pur non conoscendo il portoghese, spesso quando si comprano i diritti di un loro libro, si hanno a disposizione i testi in altre lingue, come il francese e l'inglese. Per quanto ci riguarda noi siamo autonomi nella traduzioni dall'inglese, dal francese e dallo spagnolo. Noterella: i libri portoghesi tradotti all'estero possono contare su finanziamenti di supporto all'edizione da parte di DGLB ovvero la Direzione Generale del libro, degli archivi e delle biblioteche.

Come tutti sanno, Beatrice Alemagna è una dei nostri autori di maggiore successo. Che cos'è un bambino è il nostro best seller (con anche 10 edizioni all'estero). In catalogo abbiamo cinque titoli di Beatrice e il sesto uscirà a settembre. Nel caso di Le Dudu-Velu-Petit (gioco di parole su cui si fonda tutto il racconto) una traduzione letterale del titolo risultava impossibile, e nella nostra lingua del tutto insignificante. È stato complicato trovare un equivalente italiano. Nel caso dei testi di Beatrice (come in quelli di Sergio Ruzzier, altro italiano all'estero) non si fa una vera e propria traduzione: i loro testi nascono nella lingua di adozione, e poi vengono riscritti in italiano. Quindi si lavora su un testo che nasce all'incrocio fra due lingue. È strano.
L'idea di Ciccia Pelliccia come equivalente di Dudu-Velu-Petit mi è venuta ripensando a un nome con cui molto tempo fa avevo battezzato un piccolissimo topo che avevo incontrato in montagna e che nel bel mezzo dell'inverno si gettava nelle rapide di un torrente gelido senza bagnarsi e galleggiando perfettamente. Misteriosamente si è rivelata la soluzione perfetta per l'albo di Beatrice: era una parola affettuosa e buffa, che si prestava magnificamente a tutte le deformazioni a cui poi viene sottoposta nella storia: ciccia-peloso, ciccia-molliccia, pelliccioso eccetera.

Del Cappuccetto rosso di Joanna Concejo abbiamo acquisito i diritti dall'editore coreano Vir. La cosa curiosa è che ogni edizione di questo libro ha avuto un testo diverso. Il che dà la misura, e costituisce l'esempio perfetto di quanto le immagini in un libro illustrato costituiscano, a volte, il cardine intorno al quale lavorare per arrivare a un testo soddisfacente. Qui per esempio anziché tradurre il testo dei Grimm abbiamo preferito procedere a una vera e propria riscrittura della fiaba. L'edizione coreana, infatti, è uscita con il testo dei Fratelli Grimm, quella francese con i testi di Grimm e Perrault; per quella italiana abbiamo scelto di editare un mio testo, nato dal confronto diretto con le immagini di Joanna Concejo, illustratrice con cui lavoriamo da molti anni, di cui abbiamo avuto la fortuna di pubblicare il primo libro e di cui conosciamo molto bene il lavoro. In questo modo è nato C'era una volta una bambina. Questo è il tipico caso in cui a una traduzione si preferisce una vera e propria riscrittura.
Come spiegavo prima, il problema della traduzione per noi riguarda, anche solo numericamente, più i libri di cui vendiamo i diritti all'estero che quelli di cui li acquistiamo. In questo caso si pone la questione inversa: non una traduzione dalla lingua straniera nella nostra, ma dalla nostra nella lingua straniera. Anche in questo caso, le situazioni possono variare. E anche in questo caso, come noi l'editore che acquista può lavorare supportato dalle immagini e può sentire l'esigenza di tradurre, oltre che il testo nella propria lingua, la forma fisica del libro nella propria cultura.

Il grande libro dei pisolini è interessante perché ha avuto molte traduzioni, nove, e questo nonostante ponga i problemi di tutti i libri in poesia, per la presenza sia della metrica sia della rima sia del linguaggio poetico. Ovviamente sull'edizione cinese e quella giapponese del testo non abbiamo avuto il controllo diretto della traduzione, come invece è accaduto con le lingua europee (quando non si tratta di finlandese o svedese o simili). Nel caso del francese, il testo è stato tradotto da Bernard Friot per Albin Michel, in quello dell'inglese da Antony Shugar per Eerdmann for young readers. Due traduttori d'eccezione che hanno reso al meglio la ninna nanna. A volte capita che le case editrici straniere ci chiedano se abbiamo suggerimenti in merito al nome del traduttore, come è accaduto per esempio nel caso di Antony Shugar (che poi ha tradotto anche Il topo che non c'era). Shugar davanti al problema delle rime ci ha chiesto licenza di potersi prendere delle libertà nella traduzione e il nostro consiglio è stato, dove avesse problemi, di ricostruire il testo seguendo le illustrazioni. Sappiamo che nel caso dell'edizione giapponese, il traduttore si è preoccupato di costruire con fedeltà un testo poetico, quindi con una metrica, e sappiamo che il titolo è l'equivalente del nostro ZZZZZZZZ! (l'onomatopea con cui si indica il suono del sonno). Dell'edizione cinese e di quella fiamminga invece non sappiamo praticamente nulla e non siamo in grado di stabilire come sia stata fatta.

Eerdmans book for young readers ha tradotto anche Vorrei avere (sempre testo mio e illustrazioni di Simona Mulazzani), ma dalle recensioni uscite sappiamo che la traduzione ha ricevuto qualche critica negli Stati Uniti. Per questo, per il nostro secondo titolo, hanno deciso di ricorrere a un traduttore più competente sulla poesia. A volte, a un libro, cambiando contesto culturale può capitare di trovare un pubblico più sensibile ad aspetti che altrove non sono stati percepiti. Forse perché pubblicato da una casa editrice che molto si occupa di spiritualità, quindi con un pubblico ricettivo in questo senso, Vorrei avere negli Stati Uniti è stato colto come monologo interiore, preghiera rivolta alla natura, comunione profonda con la vita degli animali, delle piante, dei cieli, delle acque, aspetto che sia in Italia sia in altri Paesi è passato in secondo piano. Probabilmente questo dipende anche dal fatto che questa percezione mistica della natura fa parte del bagaglio culturale americano come dimostrano le poetiche di numerosi artisti e pensatori da Ansel Adams a Edward Weston, da Melville a Thoreau, da Walt Whitman a Georgia O'Keeffe ecc.
Anche nel caso di Vorrei avere la copertina è stata cambiata rispetto all'edizione originale, nelle edizioni francese e spagnola. Spesso, quando si acquisiscono i diritti di un'edizione straniera, il primo passo per adattare l'edizione al proprio pubblico, mercato e cultura è un intervento più o meno radicale sulla copertina. Non è detto che paesi a noi affini, come Francia e Spagna, siano meno propensi a questi cambiamenti. Le differenze culturali sono delicate, profonde, mutevoli e gli editori sanno che presentare un'edizione corretta o scorretta al proprio pubblico può determinare il successo o l'insuccesso del libro.

Un caso plateale di una traduzione integrale di edizione è stato Libri! ovvero Books! di John Alcorn e Murray McCain, libro uscito nel 1962 e riproposto da noi nel 2013, dopo essere entrati in possesso dei diritti universali. In questo libro l'illustrazione coincide con la grafica e quindi con il testo, con la forma grafica delle parole. Si può dire che qui, quindi, l'illustrazione sia, concretamente, il testo disegnato da caratteri, corpi, interlinea etc. Cambiando le parole, dall'inglese all'italiano, si altera anche la grafica. Quindi il lavoro che abbiamo dovuto fare è stato traslare perfettamente la realizzazione grafica condotta da Alcorn, da una lingua all'altra, cosa che ha richiesto un lavoro molto accurato, affidato a due specialisti: Marina Del Cinque e James Clough. Oltre alla traduzione e alla  trasposizione grafica, abbiamo dovuto provvedere ad adattare il testo che, per esempio, negli elenchi di parole proposte era fortemente legato alla cultura di appartenenza. In assenza di omologhi abbiamo fatto ricorso a degli equivalenti. Si noti nella figura che dove la copertina e la resa grafica  sono state infedeli all'originale, vedi edizione tedesca con copertina rosa, la forza del libro è andata persa (anche il titolo è stata mutato in questa edizione). L'editore americano Ammo Books, nel 2014 ha proposto il libro in un formato completamente diverso, da albo, forse perché fosse più riconoscibile come libro destinato al pubblico dei bambini.

Come Cicciapelliccia, Troppo tardi è il caso tipico di un libro il cui testo è completamente articolato sul suono, l'uso e il significato di una espressione: in questo caso troppo tardi. Nell'edizione francese e spagnola il gioco, sia ritmico sia di significato, si è mantenuto ed è riuscito perfettamente. In Thailandese in effetti non sappiamo che aspetto abbia assunto: è questo un caso in cui sfugge completamente il controllo all'autore (in questo caso mancava per esempio anche l'intermediazione di un agente). La differenza di copertina qui sta nella scelta di una plastificazione lucida rispetto a quella originale opaca. Il mercato thailandese di libri per ragazzi è decisamente orientato a edizioni commerciali e una copertina opaca è impensabile perché non riconoscibile per loro.

Non è detto tuttavia che il passaggio di un testo a una lingua esotica sia per forza misterioso o incontrollabile. Per esempio nel caso di Il viaggio di Miss Timothy il lavoro di traduzione in coreano è stato molto accurato e ha determinato continui scambi di informazioni e confronti sulle sfumature di significato delle frasi, delle parole e delle situazioni proposte dalla storia, nonché sulla psicologia dei personaggi. Sappiamo da un'amica coreana che il libro ha una traduzione impeccabile. E chissà, forse questa è alla base del buon successo che il libro ha riscosso in Corea (ma è stato ben accolto anche in Brasile). In italiano, il libro che racconta di una pecora dello Yorkshire, e ha un taglio narrativo e una tonalità volutamente anglosassoni, con una fortissima componente di umorismo, non ha ricevuto riscontri particolarmente positivi.

Il terzo ambito in cui il lavoro di traduzione è molto presente nel nostro lavoro è quello della collana Fiabe quasi classiche, che esiste dal principio della casa editrice e propone racconti di autori del passato, storie mitologiche o di diverse tradizioni, fiabe letterarie o popolari, leggende, favole etc. Molte di queste fanno parte di altre culture e quindi sono scritte in lingue diverse dalla nostra e richiedono pertanto interventi molto accurati di traduzione. Consapevoli che il linguaggio è materiale sensibile da maneggiare con cura, e che scelte lessicali differenti possono determinare il significato di un testo in un senso o nell'altro, non acquistiamo mai traduzioni già realizzate, ma procediamo sempre a una traduzione scegliendo con attenzione i traduttori, come la grecista Bianca Mariano per le Favole di Esopo (la quale ci ha proposto una traduzione molto fedele alla secchezza dei testi originali, proposti privi di morale, in quanto aggiunta in epoche successive alla stesura originale); o per Il pifferaio magico di Hamelin di Robert Browning, Umberto Fiori professore di letteratura italiana, musicista, oltre che uno dei migliori poeti italiani contemporanei; o per I cigni selvatici di Andersen, Maria Giacobbe, scrittrice sarda trapiantata in Danimarca, dotata di scrittura fortemente autobiografica, che in bellissimi libri ha raccontato la propria complicata infanzia e le esperienze di giovinezza; o per La bambina di neve di Hawthorne, io e Paolo Canton in coppia. L'idea, in questi casi è, se possibile, quella degli scrittori tradotti da scrittori (come nella nota collana di Einaudi), o comunque traduttori dotati di una forte competenza letteraria.

La nostra idea, in questi casi, è, da una parte, offrire il testo originale nel massimo rispetto, evitando adattamenti o riduzioni, prassi a cui l'editoria ricorre spesso, specialmente quando il materiale trattato sono le fiabe classiche, oggi ritenute scabrose da certo pubblico adulto. Dall'altra, far arrivare senza mediazioni al lettore la forza e la qualità letteraria del racconto, perché quella del linguaggio e del suo potere è senza dubbio l'esperienza più forte e importante che ci fanno fare la letteratura, i racconti, fin da bambini.

Infine, due esperienze limite di traduzione: Sufi, bestie e sultani testo di Jalâl âlDîn Rûmî illustrazioni di Nooshin Safakhoo, e La casa di Topo Pitù testi Roberto Piumini, con illustrazioni di Carll Cneut.
Acquistammo i diritti di La casa di Topo Pitù incantati dalle illustrazioni e dai personaggi realizzati da Cneut per per l'edizione Querido-De Eehnoorn: un'antologia di poeti fiamminghi per ragazzi sul tema degli animali. Non ci rendemmo conto, per avventatezza, dei problemi che ci avrebbe posto la traduzione dal fiammingo all'italiano che poi puntualmente si verificarono. Affidammo le poesie a una brava traduttrice con all'attivo alcuni romanzi editi da Iperborea, ma la poesia (specie se tutta rime e giochi di parole) in due lingue tanto diverse è un vespaio e il risultato fu così deludente e inadeguato (il Vlaamsche Fund ci negò il finanziamento previsto per le traduzioni) che pur dopo aver realizzato per intero la traduzione, decidemmo di prendere un'altra strada, facendo riscrivere le poesie a Roberto Piumini a partire dalle illustrazioni. Operazione che riuscì molto bene, con nostro grande sollievo. La cosa straordinaria è che in alcuni casi il tema e l'atmosfera delle poesie di Piumini replicano perfettamente quelle delle poesie originali: il che testimonia del lavoro straordinario fatto da Cneut con queste illustrazioni. Da questo punto di vista, si potrebbe dire che l'immagine in un libro con le figure opera una prima traduzione del testo, e pertanto in casi molto complessi può diventare la struttura portante del progetto.
Alcuni anni fa, quando Paolo Canton fece parte della giuria della mostra degli illustratori della Bologna Children's Book Fair, ci innamorammo delle illustrazioni dell'iraniana Nooshin Safakhoo, selezionata in quell'occasione (Paolo racconta che le sue tavole furono la prima cosa che vide entrando nella stanza dove erano disposte sui tavoli le migliaia di immagini arrivate per il concorso). Dopo la Fiera la contattammo, e ci facemmo spiegare per che testo avesse realizzato quelle illustrazioni. Ci spiegò che erano alcuni racconti di Jalâl âlDîn Rûmî (XIII secolo) mistico e poeta persiano, autore del Mathnawî: straordinaria raccolta in versi di storie simboliche, favole orientali, aneddoti, proverbi, scritti sapienziali e saggi consigli, caposaldo del pensiero orientale (inserito da Unesco nel registro Memoria del mondo). Decidemmo di provare a fare un libro, e chiedemmo a Nooshin se l'idea di dare corpo al suo progetto le interessava. Così si mise di nuovo al lavoro e lo completò. Potete immaginare che razza di problemi ci pose un testo in versi scritto in antico persiano, anche perché Nooshin aveva estrapolato le storie dal corpo molto più vasto della narrazione che li comprendeva. Il primo passo fu, seguendo le istruzioni dell'illustratrice, identificare le storie all'interno dell'opera (424 storie, 25 mila versi). Per fare questo ci siamo basati sulla traduzione Bompiani dell'opera di Rumi: Il più grande poema del misticismo persiano, in 6 volumi tradotto da Gabriele Mandel Khàn e di Nùr-Carla Cerati-Mandel, oltre che su un testo di riassunti in inglese dell'opera fornitoci da Nooshin, e infine di alcuni indici in inglese delle storie nell'edizione di Teheran del poema che è quello su cui si è fondata la traduzione italiana. Una volta identificate le 16 storie illustrate, abbiamo lavorato sul testo per ottenere un racconto funzionante dal punto di vista narrativo e proponibile a dei ragazzi, sottoponendo le versioni originali a una revisione accurata. Tutto ciò è stato fatto dalla pazientissima Anna Villani con la mia collaborazione. L'edizione, lo diciamo con orgoglio, ha ottenuto una calda approvazione da parte dell'Istituto Iraniano di cultura in Italia.

E per chiudere, due anni fa due traduttrici dal russo, Francesca Brunetti e Natalia Lapiccirella, e una dallo spagnolo, Marta Rota Núñez ci hanno proposto rispettivamente un racconto di un autore dei primi del Novecento e una magnifica raccolta di poesie di una poetessa contemporanea. Abbiamo deciso di pubblicare entrambe e uno uscirà nell'autunno 2016 mentre l'altra a primavera 2017. È interessante notare che in questo caso è stato il traduttore a fare da tramite fra l'editore e una cultura, una letteratura e i suoi autori, con proposte molto qualificate.