Un giretto con Sergio

Oggi presentiamo il nuovo libro di Sergio Ruzzier, ovvero Un giretto in barca e altre storie, protagonisti: Fox e Chick che abbiamo già conosciuto nel volume precedente ovvero La festa e altre storie. Lo facciamo dialogando insieme al suo autore.

GZ. Alla fine di La festa e altre storie, Chick si disperava temendo che fosse “tutto finito”, e Fox lo consolava spiegando che si trattava solo della fine di quel libro, lasciando presagire ai lettori una continuazione. E infatti, Fox e Chick sono diventati i personaggi di una serie. Il fumetto peraltro ha nel proprio DNA il non esaurirsi in un solo volume, ma proseguire la vita dei suoi personaggi in tante brevi storie diverse. Fox e Chick non smentiscono la tradizione. Mi sono chiesta se nascono fin dall’inizio come serie o l’idea di proseguire con le loro storie è venuta mentre facevi il primo libro.

SR. I fumetti sono stati la mia prima passione. Quando ero piccolo, ricevevamo ogni settimana Il Giornalino. Penso fosse un regalo perpetuo di un conoscente dei miei che lavorava per le Edizioni Paoline, non sono sicuro. Oltre a quella rivista, che negli anni ’70 era comunque piena di ottimi autori e personaggi—mi piacevano soprattutto Pon Pon di Bottaro e Pinky di Mattioli (ignoravo bellamente i contenuti didattico-religiosi)—io cercavo sempre anche qualcos’altro. Siccome non avevo un permesso di spesa illimitato, anzi non avevo mai molte monete in tasca, dovevo dosare i miei acquisti. Per cui magari per qualche mese compravo Topolino, poi passavo al Corriere dei Piccoli o al Corriere dei Ragazzi, poi c’è stato un lungo periodo di Alan Ford (anzi, di Alan Ford Gruppo T.N.T., cioè la ristampa, che presentava ancora le storie disegnate da Magnus). Mi ricordo l’andare più di una volta al giorno in edicola col cuore in gola, sperando che fosse finalmente arrivato il numero nuovo e poi la delusione se l’edicolante, spazientito, mi spiegava per l’ennesima volta che sarei dovuto tornare il giorno dopo (in quel caso io ero Chick e l’edicolante Fox).

Nella foto di classe di quarta elementare tengo bene in vista il numero 49, Derby. Molti sabati andavo a piedi dal Lorenteggio, dove abitavo, fino alla Fiera di Senigallia (il mercatino delle pulci di Milano) per trovare i numeri vecchi, che compravo anche se malconci. Allo stesso tempo mi facevo regalare, per occasioni speciali come il compleanno o la fine della scuola, i BUR dei Peanuts, di cui ero infatuato in maniera quasi malsana. Poi c’è stata la scoperta casuale di Eureka dell’editoriale Corno, che mi ha portato a Il Mago e poi ai vecchi Linus, eccetera, grazie ai quali ho scoperto il pozzo senza fondo delle strisce classiche americane: Krazy Kat, Popeye, Li’l Abner, Dick Tracy, The Spirit... Va be’, potrei andare avanti per giorni. Insomma, questo per dire che lo so sulla mia pelle che i fumetti devono continuare, e che addirittura possono dare dipendenza.

Il Giornalino n.19 (1972), in copertina Pon Pon.

Pinky, di Massimo Mattioli.

Alan Ford n.49, Derby.

La prima storia che ho scritto per Fox e Chick, quella che poi è diventata l’episodio Non muoverti del  primo volume, era originalmente un’idea per un libro a figure con dei personaggi diversi. Però ero un po’ bloccato, non riuscivo a farla funzionare. Allora la mia agente, Jennifer Laughran, mi ha detto: perché non provi a farne un fumetto? È stata una rivelazione. Decenni prima pubblicavo delle strisce su Linus e poi su Lupo Alberto Magazine, ma da quando ero andato a vivere a New York non avevo più prodotto niente del genere. A quel punto, dato che quella storia, raccontata a fumetti, durava troppe poche pagine per riempire un libro, me ne sono fatte venire in mente altre due. Victoria Rock, la mia editor di Chronicle, mi ha proposto un contratto iniziale per due volumi, e insomma la serialità di Fox e Chick è venuta fuori così. In questo momento sto lavorando al terzo volume a cui seguirà un quarto, contando irresponsabilmente sul fatto che mi vengano in mente altre tre storie decenti.

Abbiamo fatto la conoscenza di Chick, nel primo episodio del primo volume, La festa. Chick bussa alla porta di Fox e gli pone la fatidica domanda: Cosa stai facendo? Sembra una questione innocua invece poi si rivela gravida di conseguenze imprevedibili, esattamente come Chick che, piccolo e sprovveduto, è in realtà un vero ciclone, capace di mandare all’aria, ogni volta, i piani di Fox (infatti nel frontespizio di Un giretto in barca Chick appare a testa in giù: una vera e propria dichiarazione di poetica). Fox è una volpe. La questione inerente al fatto che un carnivoro dovrebbe divorare creature come un pulcino l’hai chiarita subito, nel secondo episodio del primo volume, La zuppa. Qui Fox mentre prepara un delizioso minestrone, dichiara che per il momento non ha intenzione di nutrirsi di uccellini. In Un giretto in barca la sua pazienza non solo tiene, ma diventa quasi angelica.

Sì, Fox è veramente una brava persona. Capisce che Chick ha dei problemi caratteriali a volte insopportabili ma anche che in fondo ha una dolcezza disarmante.

Negli episodi del secondo volume, specialmente i primi due Un giretto in barca e Una torta al cioccolato, scopriamo che Chick è tutt’altro che un tipo sempliciotto come parrebbe al primo sguardo. La sua psicologia è complessa, piena di contraddizioni. Per esempio è travolto dalla propria immaginazione, e ha con i propri desideri un rapporto complicato. Insomma, è proprio come un bambino, al 100%.

Eh sì, poverino. Anche se rispetto a un bambino è una persona libera, se ci pensi. Non dico indipendente perché chiaramente almeno di Fox sente il bisogno. Però non ha obblighi, compiti da fare, mani da lavarsi, camerette da mettere a posto. È vero che Fox con lui si comporta da adulto, però non è responsabile per Chick, non ne è il guardiano. Forse Chick è stato abbandonato dai genitori che lo trovavano impossibile da gestire e si è dovuto tirare su da solo. Messa così, bisogna dargli molto credito, povera stella.

Il rapporto fra Fox e Chick è descritto bene dalle frasi riportate in quarta di copertina, che trovate nell’immagine sotto. Vivere insieme tante avventure vuol dire essere amici, divertirsi, ma anche non andare sempre d’accordo. Potrebbe essere una buona definizione di un bel rapporto fra adulti e bambini, se intendiamo l’amicizia come patto di fiducia e affetto, di solidarietà, che consente di vedere l’altro e apprezzarlo, senza tuttavia diventare il suo lacchè. In effetti, Fox dà l’idea di divertirsi molto stando con Chick e le sue molte stranezze; e Chick si sente voluto bene da Fox che è solido, buono e ragionevole.

Un recensore americano, scrivendo del primo libro in termini generalmente positivi, ha però obiettato che non è credibile che Fox possa sopportare un amico come Chick. Questa persona non capisce che si tratta di una commedia: sai che divertimento se scrivessi di due amici che vanno sempre d’accordo. Quanto credibile è l’amicizia tra Stanlio e Ollio? A parte che di coppie così, nella vita reale, se ne vedono anche non di rado.

Un giretto in barca e altre storie, quarta di copertina.

In Un giretto in barca, a un certo punto hai disegnato la casetta di Chick. La casetta di Chick è come lui: tutta sghemba. E con la porta dalla parte sbagliata: un manifesto di intenti. In tutti i tuoi libri ci sono casette meravigliose che si direbbe tu costruisca su misura dei tuoi personaggi.

In via Lorenteggio, a mezzo isolato dalla casa in cui sono cresciuto, c’è una chiesetta minuscola, poco più di una cappella, che si chiama Oratorio di San Protaso ma che è meglio nota come gesetta di lusert (chiesetta delle lucertole). Mi sento affezionato fin da piccolo a questa chiesetta, che se ne sta lì a soffrire nello spartitraffico di via Lorenteggio. È l’unica cosa sghemba, storta, fuori squadra in quella zona ortogonale e tristanzuola, tipico prodotto dello sviluppo urbanistico del dopoguerra milanese. Ma questa chiesetta è lì da quasi mille anni, da ben prima che arrivassero palazzoni e strade d’asfalto, quindi a ben guardare forse non è lei a essere storta. Tutte le case che disegno sono in un modo o nell’altro parenti della chiesetta delle lucertole del Lorenteggio.

La gesetta di lusert.

Adesso sembra che finalmente tu sia andato ad abitare in una delle case che disegni. Le vecchie case di campagna dell’Appennino, con le stanze grandi e vuote, le mattonelle un po’ usurate, il camino. Come è stato il ritorno in Italia? È diverso lavorare qui rispetto a New York, dove sei stato fino allo scorso anno?

Non lo sento esattamente come un ritorno, dato che questa zona d’Italia io non la conoscevo neanche di striscio, avendo sempre abitato a Milano. Si sta benissimo qui, a parte i cinghiali che ci mangiano le patate e la difficoltà di capire la differenza tra borlengo e zampanella. Lavoro benissimo qui nel mio studio che guarda sulla corte. Devo dire che dopo ventitre anni di New York (e ventotto di Milano) ero molto stanco di città. E comunque qui internet sembra funzionare meglio che a Brooklyn.

Casa Ruzzier.

Alla fine di Un giretto in barca Chick dichiara di essere pronto per un’altra torta al cioccolato. Questo ci fa pensare che Chick non abbia alcuna intenzione di ritirarsi dalle scene, ma stia preparando, insieme a Fox, altre avventure per i suoi ormai molti ammiratori.

Nel terzo libro, di cui dicevo, Chick è felice di aver ritrovato il martello perso in una storia precedente ma poi non sa bene cosa farsene, poi vuole che Fox gli organizzi una festa di compleanno a sorpresa e infine decide di dormire una notte a casa di Fox ma non riesce a prendere sonno per paura dei canguri. Ecco, meglio che cominci a squadrare le tavole.

Nuovi schizzi per nuove avventure.