Un libro che non mi piaceva

Nel 2005,mentre mi preparavo a tenere un corso sulle parole e le immagininei libri illustrati, ho trascorso parecchio tempo a documentarmisull'argomento.
Fra i vari luoghi che mi hanno offertomateriale sul tema, la nota, bella, ricca Biblioteca SalaBorsa ragazzi, a Bologna. La possibilità di sfogliareliberamente una gran quantità di libri, mi diede la possibilitàdi accedere a numerosi titoli, più o meno importanti e famosi,che ancora non conoscevo.
Fra questi, alcuni ancheceleberrimi, il che denuncia la mia ignoranza sul tema. Delresto ero andata in biblioteca consapevole, appunto, delle mielacune: ero lì per rimediare.

Ricordo benissimo l'impressione chemi fece, quel pomeriggio, un libro: al punto da identificarsiper sempre, successivamente, con la mia percezione diquel luogo e di quel giorno. Il libro era Prosciuttoe uova verdi (Green Eggs and Ham,1960) Tema classico di molti albi illustrati dedicati all'infanzia:il rifiuto di un cibo che si respinge a priori. Autore: Dr. Seuss,personaggio di cui sapevo poco e che conoscevo male, per quanto sitrattasse di un monumento della letteratura mondiale per ragazzi. Avevoin mente IlGrinch, anche per il film che avevo visto e che nonmi aveva fatto propriamente impazzire.

Sapevoche da qualche parte c'era un elefante di nome Ortonee ricordavo alcune copertine di libri avvistate frettolosamente inlibreria e liquidate con un'occhiata distratta. Perché distratta,quell'occhiata, lo capii dopo.
Ma poiché quel giorno eroentrata in biblioteca con l'idea di cominciare a capire qualcosadi cosa volesse dire guardare e leggere un libro illustrato, emettere a fuoco i meccanismi che presiedono alla sua costruzionee, quindi, alla sua lettura, osservai quel libro con particolareattenzione, e per la buona ragione che non c'era nulla in lui chenon mi respingesse.

Ripensandoci,un motivo esisteva a quel senso di fastidio:da piccola odiavo un fumetto che si intitolava Tiramolla.Mia madre era abbonata a Linus, io e miasorella al Corriere dei piccoli: così, fra Peanuts,Mumin,e ValentinaMela Verde, il mio gusto era cresciuto coltivato, senza troppisforzi, per la verità, dato che mi divertivo moltissimo sia con gli unisia con l'altra. Facendo mente locale, poi ho capito che gli sghembipersonaggi di Seuss, con quelle braccia e quei corpi strani, quellanatura metamorfica un po' inquietante, trasgressiva, quei cappelliridicoli, mi ricordavano l'odiato, incomprensibile protagonista diquei fumetti in cui, di tanto in tanto, in case di compagni o divacanze, mi imbattevo mio malgrado.

Di Prosciuttoe uova verdi, però, oltre al segno fumettistico dell'autore ealla caratterizzazione dei personaggi, trovavo respingente la grafica,i tagli compositivi, l'uso e la scelta dei colori. Insomma, davveronon mi piaceva niente. E, tuttavia, non potevo non chiedermi comemai quella cosa detestabile fosse assurta alla gloria, alla storia, alpantheon della letteratura illustrata. Perciò, lo lessi. Lo rilessi. Losfogliai, lo guardai, lo riguardai di nuovo: per dritto, per traverso,per rovescio, di sotto, di sopra. Niente. Rimaneva detestabilmentemuto, privo di chiavi di accesso.

Le quali tuttaviasapevo esserci, semplicemente ero io che per qualche ragione non sapevo,non riuscivo a trovarle. Poi, a un certo punto, il libro agì e lalampadina si accese. Improvvisamente, capii il gioco sotteso a quellepagine e il loro significato irresistibile. E questo scatto spontaneodi comprensione rese semplicemente perfetto tutto ciò che prima erarimasto muto: ritmo, immagini, colori, testo, personaggi. Di più: lorese travolgente. Provai un piacere immenso nel trovarmi dentro quelmeccanismo narrativo. Cominciai a ridere. E in quel momento capiianche come mai Dr. Seuss fosse considerato un genio. Giustamentee riconosciutamente, un genio.

Il libro,infatti, è costruito su un paradosso: cosa accadrebbe se unbambino cercasse di far mangiare a un adulto qualcosa che nongli piace, con la stessa tecnica utilizzata dagli adulti coibambini quando si rifiutano di mangiare qualcosa per partito preso(arriva il trenino carico di pappa, arriva la barchetta, arrivala macchinina e via discorrendo).

Nel libro i ruolisono invertiti e il gioco, essendo rivolto a un adulto, è in scala1:1: veri treni, vere barche, vere auto, in un rocambolesco, folleinseguimento. Perché l'efferato bambino, ma sarebbe meglio direcucciolo, protagonista di questa diabolica persecuzione alimentare,deciso a tutto pur di far mangiare alla sua vittima adulta prosciutto euova verdi (perché così un bambino vede le cose che non gli piacciono:schifosamente verdi), mette in piedi una surreale e fuori misura sequenzadi situazioni volte al suo obiettivo.

Senza mairaggiungerlo, e ottenendo con la sua insistenza invadente e fuoriluogo, solo una serie di dinieghi sempre più decisi e rigidi,fino a una annunciata catastrofe finale.
Dopo di che, ilriottoso adulto, serenamente riemerso dal fondo del mare in cui èprecipitato, dopo la ricattatoria richiesta: “Mangialo per me”,e una doppia pagina silenziosa e carica di sospensione, accettarassegnato di assaggiare, fra lo disgustato e il perplesso, gliinammissibili prosciutto e uova verdi, per esplodere un attimo dopoin un entusiastico giudizio sul cibo, diventato immediatamente, mancoa dirlo, il proprio alimento d'elezione.

È inutile forse sottolinearequanto un bambino (e un adulto) possa divertirsi leggendo questo follelibro, scoprendo ribaltate le parti, riconoscendo la stupidità (ma ancheil divertimento, nella stupidità) del gioco intentato dagli adultiper far mangiare i piccoli, ma anche, attenzione!, dell'ostinazione,sciocca e fuori luogo che i bambini oppongono alle cose che nonconoscono, semplicemente per la ragione che non le conoscono. Insomma,un paradosso degno dei grandi studiosi e terapeuti del comportamento,delle relazioni e della comunicazione umani.

Quando compresi questo, trovaiche gli strumenti narrativi usati da Seuss erano messi a punto con periziaclamorosa: il suo segno sghembo e fumettistico, i pochi colori piatti,i tagli e gli spazi surreali, funzionavano alla perfezione. Esistevauna ragione per questa estetica così diversa. Non ero riuscita adaccettarla finché non ne avevo capito le regole, finché non eroriuscita a entrarvi.
Fu una bella lezione, che tuttora tengopresente, ogni volta che il mio gusto dice no, esattamente come lo gridaun bambino ostinato di fronte a un cibo sconosciuto.
Dr. Seuss oltre cheautore per ragazzi fu un celebre, fortunatissimo pubblicitario. NegliStati Uniti, alcune sue campagne passarono alla storia e alcuni suoislogan entrarono addirittura nel linguaggio di tutti i giorni, comequello dell'insetticida Flit. Per capire il livello, la qualitàdel suo lavoro di comunicatore basta dare un'occhiata a questosito. Era un uomo che conosceva gli uomini e sapevaparlare loro. Soprattutto ai più restii, selvatici, incivili,egocentrici. I bambini, appunto.